Ancora una storia di donne africane, le Solar Sister che, attraverso un programma omonimo, sta cercando di dare agli africani light, hope, opportunity: luce, speranza, opportunità, come dice lo slogan.
In Uganda, un Paese con 35 milioni di abitanti, il 95% della popolazione rurale vive ancora senza elettricità. In tutto il mondo si stima che vi siano 1,6 miliardi di persone in condizioni di povertà energetica, pari a ¼ della popolazione mondiale. L’elettricità è fondamentale per lo sviluppo. Senza elettricità la gente non ha luce per lavorare, i bambini per studiare, le ostetriche per far partorire: la crescita economica è praticamente impossibile. Le candele e il cherosene offrono solo un’alternativa scadente. Quest’ultimo, in particolare, produce molto fumo ed è pericoloso, soprattutto per le donne e le ragazze, che sono di solito incaricate di occuparsi della cucina, del riscaldamento e dell’illuminazione della casa. Le famiglie spendono fino al 30% del proprio reddito per acquistare il cherosene e produrre un po’ di luce preziosa.
Queste statistiche non hanno lasciato indifferente Katherine Lucey, ex bancaria di New York esperta in campo energetico, che ha deciso di dedicarsi alla ricerca di una soluzione per sconfiggere la povertà energetica che affligge il mondo in via di sviluppo. Lavorando in Africa con varie associazioni non profit che forniscono impianti fotovoltaici domestici grazie a donazioni filantropiche, si è accorta che, a differenza degli uomini, le donne non sembravano troppo interessate a questa tecnologia verde, pur essendo normalmente loro a mantenerla funzionante e in buono stato.
Una volta immesse sul mercato delle lampade solari piccole ed economiche, con una tecnologia intuitiva, Katherine ha capito che quella era la soluzione giusta per migliorare la diffusione dell’energia solare in un mercato profondamente rurale. Così è nata l’organizzazione Solar Sister!
Il resto della storia la trovate qui.
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