650. - Auvers-sur-Oise, luglio 1890. In quanto a me, sono totalmente preso da questa infinita distesa di campi di grano su uno sfondo di colline, grande come il mare, dai colori delicati, gialli, verdi, il viola pallido di un terreno sarchiato e arato, regolarmente chiazzato dal verde delle pianticelle di patate in fiore: tutto sotto un cielo tenue, nei toni azzurri, bianchi, rosa, violetti. Sono completamente in una condizione di calma persino eccessiva, proprio nello stato che occorre per dipingere ciò.
652. — Auvers-sur-Oise: lettera trovatagli addosso il 29 luglio 1890. Per il mio lavoro, io rischio la vita, e la mia ragione vi è quasi naufragata….
«Il 27 luglio 1890 Van Gogh, in pieno lavoro, in pieno pomeriggio, in pieno sole, in mezzo a un campo, un pianeta, un universo di grano, davanti a una delle sue tele che tentano di “catturare il caos”, cade fulminato da un colpo di rivoltella. Morirà il 29 luglio».
Quanti pregiudizi s'accalcano ancora intorno all'opera e al personaggio! Difficile da scalfire, duri a morire! Eppure basterebbe leggere qualche lettera per capire con quanta grande lucidità di spirito e di pensiero Van Gogh scrivesse e operasse. Già, basterebbe soltanto qualche rigo...
La piena consapevolezza del senso di inutilità dell'arte e dell'artista, nella società contemporanea, credo che abbia raggiunto in Van Gogh il suo vertice! Fine del mandato, scriverà Franco Fortini settant'anni dopo la morte di Van Gogh! Fine del mandato: cosa rimane oggi all'arte? Farsi testimone di questo senso di inutilità!Il fatto è che non possiamo ammirare un campo di grano dipinto da Van Gogh senza pensare che lì in mezzo l'artista ha deciso di porre fine alla sua vita. Alla fine, l'arte impone all'artista l'estremo e ultimo sacrificio: la sua morte. Solo con questo gesto estremo l'arte può sfuggire al suo senso di inutilità a cui rimane condannata in un mondo che può fare a meno dell'arte e degli artisti.