le lingue morte

Creato il 19 febbraio 2015 da Plus1gmt

Uno dei vantaggi dei dispositivi consumer dotati di strumenti di geolocalizzazione è che possiamo esimerci dal chiedere informazioni a giovanissimi sotto i vent’anni, per intenderci, anzi per non intenderci perché vi sarete accorti anche voi che i nostri ragazzi non sanno più parlare e che i biascicamenti e i cioè delle macchiette di Verdone in confronto è pura ars loquendi degna dei più logorroici oratori dell’antica Roma. Se da una parte stiamo parlando di persone cresciute ad essere scarrozzate a destra e a manca sui SUV di mamma e papà, quindi con una facoltà di controllo del territorio pari a zero e molto poco sul pezzo, dall’altra la crescente trascuratezza dei processi cognitivi volti alla sopravvivenza in ambienti diversi dalla propria postazione internet e dal sistema operativo del proprio smartcoso, il tutto in un sistema di relazioni in cui la parola è sempre meno veicolo di interazione sociale sostituita dalle croci sui test a risposta multipla e dalle faccine elettroniche, sta generando mostri dal punto di vista dell’utilità per automobilisti o pedoni smarriti, e sono certo che vorreste che aggiungessi il classico “e non solo”. Ma non voglio essere pedante, soprattutto più cialtrone di così, e preferisco limitarmi a farvi presente la difficoltà di esporre a chi chiede una qualunque informazione una cazzo di indicazione sensata con una cazzo di frase di senso compiuto. Quando poi li vedi in coppia o in gruppo c’è da chiedersi cosa si dicano tra di loro, perché di sicuro devono capirsi altrimenti che senso avrebbe vedersi e stare insieme. Abituarsi allo sforzo di farsi comprendere dal prossimo non è più faticoso di un qualunque esercizio fisico o di una prova di coraggio da esercitare su un videogioco. O l’italiano è davvero più difficile dell’inglese. O magari siamo noi anziani che pretendiamo troppo.



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