Magazine Diario personale
In cantina ho ancora uno scatolone di macchinine. Da piccolo facevamo le gare, a scuola. La pista era notevole... potete vederla qui a fianco, cliccando sull'immagine si ingrandisce.
Si partiva da un tracciato stretto. Nella discesa che porta ai magazzini della mensa. Partivamo da un predellino di marmo che ci arrivava alle spalle. Dovevamo essere abili. L'auto non doveva cadere. Se cadeva, si ripartiva dall'inizio. Poi si arrivava a una zona larga. Ma a dettare i confini del tracciato rimaneva il predellino in marmo. La pista deviava verso sinistra, per raggiungere il fianco della palestra. Qui c'era lo stradone. Un allargamento incredibile. Dichiarandolo, si poteva lanciare l'auto a "canna" (n.d.r. o "scanna"), così da fare la grande volata verso la linea di arrivo. A volte, nel pomeriggio se non ricordo male, c'era il tempo per correre sul tracciato lungo. In quel caso la linea di arrivo andava a coincidere con quella di partenza, e si doveva girare attorno alla palestra.
Che ricordi... Tutti quanti prendevamo la competizione sul serio. Sceglievamo la vettura con cura. Sospensioni, linea sportiva, peso... controllavamo anche che andasse dritta, che obbedisse ai nostri comandi con precisione, nonostante i tiri a canna le sottoponessero a sollecitazioni non proprio ordinarie. Le compravamo dalla Clara, un piccolo negozio di giocattoli vicino alla scuola, o dalla Maura e Maria, una cartoleria che vendeva anche macchinine e costruzioni lego.
Ogni tanto, con alcuni miei amici, pensiamo di mettere in piedi una nuova competizione. Sarebbe fantastico. Ma come la prenderebbero gli eventuali testimoni? Vedere degli uomini di quasi 40 anni a giocare con le macchinine? E poi c'è il problema che stanno ristrutturando il piazzale della scuola... in pratica la pista non è agibile al 100%. Ma sognare non guasta, no? E poi, chi ci dice che noi quattro non si sia ancora degli...
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