Negli anni Ottanta Ruccello prende coscienza dell’americanizzazione della società, favorito altresì dall’incombenza dei media, e del consumismo estremo che ne deriva.
Nascono così i quattro monologhi in cui mamme malefiche, attorniate da ragazzini che si chiamano Deborah, Samanta, Morgan, confondono nelle loro conversazioni messaggi personali e slogan televisivi, la pubblicità si sovrappone alle confidenze, le telenovelas alla sfera privata e gli inni liturgici alle canzonette di Sanremo.
La perdita di rituali propiziatori e liberatori usati nel mondo contadino e la di un identità collettiva sono il motore di questa messinscena dove l’ambiguo maschile/femminile esprime al meglio il carattere tragicomico dei personaggi.