D’estate tutti, o quasi, si impegnano in elenchi di libri da leggere: che banalità!
Io faccio qualcosa di un poco differente. Benché i libri da leggere mi abbiano messo sotto assedio da un pezzo (qualcuno cartaceo, altri, la maggioranza, digitali), ci sono sempre nuove letture che si vorrebbero fare, giusto?
E allora?
Allora ecco quei libri che vorrei leggere, prima o poi (ma potrei anche non leggerli mai).
“La letteratura della Libia. Dall’epoca coloniale ai nostri giorni” di Elvira Diana (Carocci editore). Ormai la Libia è solo un’espressione geografica: 300 milizie armate (circa), 2 governi (e solo uno riconosciuto dalla comunità internazionale), e il Daesh (o Califfato) che accresce la sua influenza. Proprio per questo un libro del genere sarebbe interessante da leggere. Un luogo così vicino a noi e tanto sconosciuto. Piccolo retroscena: tra il 1911 e il 1915 circa 4000 libici furono deportati in Italia. Che fine fecero? Non si sa. Di certo sono morti, e di sicuro in Libia non tornarono mai. Ma le notizie a proposito del loro destino sono al livello zero. Da qualche parte, in qualche archivio polveroso, ci saranno pure dei faldoni che svelano la loro sorte, però…
“Tutti i viventi”. di C.E. Morgan (Einaudi). Non so molto di questa autrice statunitense. Mi piace il titolo, e da qualche parte ho letto qualcosa di lei a proposito di Flannery O’Connor. Questo mi basta per renderla ai miei occhi degna di interesse.
“La struttura del romanzo” di Edwin Muir (Edizioni di Comunità). Qui le cose si fanno dannatamente difficili: è fuori commercio. Chi era costui?
Un poeta, scrittore e traduttore (con la moglie tradusse in inglese Kafka), nato nelle isole Orcadi (si trovano a nord della Scozia). Mi interessa perché per anni lavorò in una fabbrica che raccoglieva le carcasse degli animali di tutta la Scozia. Spalava montagne di ossa (con i vermi che banchettavano), dentro le fornaci dalle quali poi si ricavava un particolare tipo di carbone. Ecco il genere di persone che ammiro, altro che statisti e attori. Hai presente quei camion che pure d’inverno girano sigillati, che si fermano davanti alle macellerie e tu, passando accanto, senti un fetore che ti toglie il respiro e il pensiero? Ecco: pensa di svolgere questo lavoro agli inizi del Novecento, e di avere a che fare per ore e ore con quella puzza che ti scardina anche il cervello.