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Le “mummie” nell’armadio

Creato il 06 luglio 2013 da Soniaserravalli

Come nelle fasi più mature della Prima Rivoluzione (25 gennaio 2011), anche in questi giorni, per chi vive in Egitto e si informa tramite i mass media indipendenti locali, oltre che Twitter e i gruppi egiziani di Facebook, ci si trova sommersi dalle notizie più surreali, purtroppo presto riconfermate da più fonti, che, almeno per il momento e a volte per sempre, non arrivano neanche a sfiorare la stampa straniera, inclusa quella italiana (e soprattutto questa). Lo sforzo maggiore è quello di prendersi il tempo necessario di ricercare e distinguere tra le “voci popolari” e la verità, mentre dai social network la gente giustamente richiede senza tregua chiarimenti oppure rallenta le ricerche dei blogger con le polemiche.

L’esercito in questi giorni ha invitato il popolo anti-Morsi, che ha rovesciato il Presidente rappresentante dei Fratelli Musulmani, a rimanere nelle piazze per “difendere” la rivoluzione (e così gli fanno eco anche gli attivisti del movimento “Tamarod”). Perché? Perché i manifestanti pro-Morsi, pur essendo una piccola minoranza nel paese, stanno restando ad oltranza, solo nell’attesa di poter attaccare/provocare l’esercito, affinché questo sia costretto a reagire, al fine ultimo di poter poi definire questa rivoluzione a tutti gli effetti “colpo di Stato”. In realtà, non ho fatto in tempo a scriverlo (mi stavo spostando tra l’Italia e l’Egitto, Sinai, in cui mi trovo ora) che la cosa è avvenuta, includendo scontri con migliaia di manifestanti anti-Morsi che, pur rimanendo nelle piazze, non hanno potuto evitare l’assalto delle minoranze inferocite. Filmati dei sostenitori pro-Morsi che spezzano le manifestazioni pacifiche attaccando con la violenza si possono già trovare abbondantemente su Facebook e su Twitter (postati anche sul mio gruppo di FB “Se baci la rivoluzione”).  “Gli attivisti invitano il popolo a “stringersi intorno all’esercito contro i terroristi” perché i Fratelli Musulmani e le loro milizie non esiteranno a trascinare l’esercito egiziano in una guerra civile per giustificare un intervento straniero.” (Repubblica).

Quel che è successo viene ormai definito qui, a mio parere realisticamente, come “colpo di stato popolare“, qualcosa di molto diverso dal tradizionale “colpo di stato militare”. El Baradei ha scritto su Twitter che si tratta di una rivoluzione del tutto popolare, dato che il popolo egiziano non gode del lusso di poter tenere un referendum popolare (scusate le ripetizioni), come avviene nei paesi occidentali.

Ma la notizia più agghiacciante da ieri è che Morsi è stato segnalato sulla lista dei servizi segreti tra i nomi dei partecipanti all’uccisione di soldati egiziani a Rafah nell’ultimo Ramadan e listato tra i nomi di alcuni degli elementi di Hamas e dei gruppi terroristici estremisti. In cambio di informazioni riservatissime sull’Egitto, Morsi riceveva denaro e stava cercando di vendere terreni demaniali del Sinai a queste organizzazioni. Ci sono documenti nelle mani dell’intelligence e di Sisi (capo delle Forze Armate egiziane) che vedono Morsi coinvolto in azioni che ledono gli interessi dell’Egitto (fonti: un programma popolare che ha molta credibilità nel paese (Al Watan News) e persone in carne ed ossa che iniziano a parlare).

“Nei giorni passati all’interno della vasta area di opposizione si erano levate più voci critiche verso l’appoggio economico e politico che gli Stati Uniti danno al presidente Morsi bersaglio delle contestazioni di questi giorni. Su un grande striscione in una centrale zona del Cairo è scritto chiaramente: “Obama sostiene il dittatore Morsi”. Gli Stati Uniti hanno evacuato gran parte della loro ambasciata temendo incidenti. Il giornale Al Watan, schierato contro gli integralisti islamici, ha definito l’ambasciatrice USA al Cairo Anne Peterson “Ambasciatrice dei Fratelli Musulmani” (Marco Palombo, “Come Don Chisciotte”). Stando alle notizie giunte a me, Peterson non era solo simpatizzante, ma durante le sue svariate e inspiegabili riunioni coi vertici dei Fratelli e di organizzazioni affini, era ovviamente coinvolta nella diffusione/vendita di notizie top secret sull’Egitto all’estero. Fonti che non sono ancora riuscita a controllare personalmente stanno diffondendo in Facebook anche la notizia che lo stesso popolo egiziano stia avviando una enorme colletta per compensare l’afflusso dei fondi americani, che per orgoglio e correttezza non accetterebbero più e che se si definisse l’avvenuto “colpo di stato militare”, comunque gli USA non invierebbero più.

Dunque, questa rivoluzione popolare sta scoperchiando molti più scheletri nell’armadio (mummie nell’armadio?) di quanto gli stessi egiziani avessero potuto immaginare o prevedere.

Ieri, inoltre, l’agghiacciante invito alla jihad, perché di questo si parla (anche se per “jihad” il profeta, come tutti i profeti, non intendeva certo lotta fisica, ma interiore e non violenta…) da parte del leader dei Fratelli Mohammed Badie. Ecco qui il racconto di Repubblica: “Durante la manifestazione dei sostenitori di Morsi, è tornato ad apparire in pubblico in scena, Mohammed Badie. Smentito, dunque, il suo arresto. Badie ha parlato dal palco montato davanti alla moschea di Rabaa El Adaweya a Nasr City, sobborgo del Cairo. Ed ha infiammato la manifestazione: “Non sono in fuga, non mi hanno arrestato. A tutti gli egiziani dico: Morsi è il vostro presidente. E resteremo nelle strade a milioni finché non riporteremo in trionfo il nostro presidente eletto. Proteggeremo il presidente Mohamed Morsi a costo della nostra vita. L’esercito deve restare lontano dalla politica e l’Egitto non conoscerà mai più il potere militare. Il golpe militare è nullo. Non ci sono alternative alla restaurazione di Morsi: l’unica sono le nostre vite”.

Se questo non è un invito a causare una guerra civile, scrivetemi di cosa si possa trattare perché non è mia volontà sembrare di parte: l’intento di questo blog è sempre stato soltanto quello di diffondere la verità e le notizie più intricate che ai nostri mass media non sempre arrivano, o non le vogliono far arrivare.

Vi lascio con una foto meravigliosa dei festeggiamenti della sera del 3 luglio, dopo la deposizione di Morsi, e con un articolo bello ed esauriente di due gorni fa e mi riprometto di aggiornare al più presto questo blog, appena possibile, ogni volta dovendo prima accertarmi dell’ufficialità delle voci e dei nomi delle fonti: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1704

3 luglio 2013 Cairo



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