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Le nebbie di Avalon. Quando una donna divenne bardo

Da Pinkafe
di Marty
Le nebbie di Avalon. Quando una donna divenne bardoTitolo: Le nebbie di Avalon
Autrice: Marion Zimmer Bradley
Prima pubblicazione in Italia: 1986
Trama: Vi fu un'epoca in cui le porte tra i mondi fluttuavano con le nebbie e si aprivano al volere del viaggiatore. Di là dal regno del reale si schiudevano allora luoghi segreti e incantati, siti arcani che sfuggivano alle leggi di Natura e si sottraevano al dominio del Tempo, territori favolosi dove le più strane e ammalianti creature parlavano lingue oggi sconosciute, avevano gesti, modi e riti oggi indecifrabili; dove nessuna cosa era identica a se stessa, ma poteva mutarsi ogni istante in un'altra. Con l'andar del tempo, però, "reale" e "immaginario" entrarono in netto contrasto. Allora come oggi, furono le donne a fare da mediatrici. Morgana, Igraine, Viviana conoscevano il modo per far schiudere le nebbie e penetrare nel magico regno di Avalon...
"Con il nostro pensiero, noi creiamo giorno per giorno il mondo che ci circonda"
"Se il peccato è il prezzo del legame tra noi, vita dopo vita, allora peccherò con gioia per ritornare sempre a te, mia amata"
Era il lontano 1983, quando una donna volle farsi bardo, incantando il mondo con una delle storie più narrate nei secoli. Camelot riviveva, ma l'isola magica del popolo fatato sarebbe stata, da quel momento e per sempre, immersa nella nebbia.
Le nebbie di Avalon.
L'argomento è il vecchio mito di Re Artù e dei suoi Cavalieri, ma l'autrice lo racconta dando voce a quelle figure che la tradizione aveva ammantato di silenzio: le donne. Diventano autentiche e vive, e le leggende che tutti conosciamo si colorano delle infinite sfumature del femminino, mai solo angeli, mai solo demoni, squisitamente umane.
Ygraine, madre di Morgana e di Artù, Viviana, Dama del lago e signora di Avalon, la Fata Morgana, la regina Ginevra, sono tutti personaggi che appartengono all'immaginario collettivo, eppure assumono una veste assolutamente inedita. Sono loro a raccontarci la storia, sono i loro occhi a scrutarsi vicendevolmente, osservando le varie figure maschili e le situazioni che sfilano nell'intreccio, ora nella quiete romantica della corte reale ora nei boschi incantati dei druidi.
Coraggiosa e originalissima è l'assoluta riabilitazione che l'autrice offre del personaggio della Fata Morgana. Colei che tradizionalmente personifica le forze oscure, miranti a rovesciare il trono del giusto e nobile Artù, diventa una donna dal talento eccezionale, sacerdotessa degli antichi culti, figura umanissima dagli affetti sinceri e passionali, tradita nella propria fiducia, che commette più e più errori, ma per questo ottiene comprensione e giustificazione agli occhi del lettore.
La lettura scorre veloce, tempo e luoghi appaiono nitidi e ben chiari, nella suggestione di un'epoca storica lontanissima, ma felicemente spoglia delle prolisse descrizioni che spesso appesantiscono la narrazione fantasy, penalizzando trama e personaggi a favore della cura dettagliata degli ambienti.
Le nebbie di Avalon. Quando una donna divenne bardo'Le nebbie di Avalon' è la grandiosa evocazione di un mondo perduto, l'antica Britannia delle usanze celtiche, colto in un momento di transizione epocale, con le sue cause e ripercussioni sia politiche sia private. Il passaggio dall'antica tradizione dei padri all'evangelizzazione cristiana è un cambiamento dapprima auspicato come la convivenza di entrambe le ideologie, ma che poi si concretizza nella repressione del culto druidico, nella condanna al paganesimo e al marchio diabolico dei riti popolari.
La sottile ed estenuante lotta tra le due religioni, investita di valori non solo teologici ma soprattutto diplomatici, attraversa il romanzo, guidando le scelte dei personaggi e riflettendone le passioni interiori: così il fanatismo cristiano di Ginevra diventa l'espressione della sua profonda infelicità come donna, catarsi e persecuzione del suo frustrato amore adulterino per l'aitante Lancillotto; in parallelo il rifiuto della giovane Morgana alla sovranità su Avalon è la naturale conseguenza all'orrore per aver incestuosamente giaciuto con il proprio fratello, mentre la sua decisione di riassumere la difesa dell'antico culto si afferma con l'avanzare della maturità e la disillusione di raggiungere una felicità personale.
Il finale è nostalgico, denso di malinconia nello sguardo dei personaggi, ormai invecchiati, che corre al passato, all'ardente ostinazione della giovinezza nell'inseguire più alti ideali in nome dei quali tanta infelicità è stata inutilmente creata.
La battaglia spietata tra la Grande Dea e il Dio Cristiano si chiude nell'amarezza di un duplice dubbio: che senso ha avuto se forse le divinità non esistono? Che senso ha avuto se forse tutte le divinità non sono che una sola?
Curiosità: da questo bestseller mondiale, pilastro indiscutibile del genere fantasy, nel 2001 venne tratta una miniserie in due puntate, "Le nebbie di Avalon", con Anjelica Huston, Julianna Margulies e Samantha Mathis.

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