Magazine Cultura
Per la terza calata nel regno dell'orrore il nostro Dylan Dog si concede una spettrale trasferta nella Germania più tetra e isolata, quella della Foresta Nera, per la precisione l'indagatore dell'incubo e il fido Groucho si recano in un'amena località nei pressi del paesino di Wolfburg. Il paesaggio scuro e inquieto è il degno scenario per una storia che ancora una volta affonda i denti, è proprio il caso di dirlo, in alcuni elementi dell'horror più classico... insomma, il titolo, la copertina, il paesino di Wolfburg... ci siamo capiti. Ma non è tutto perché qui licantropia fa rima con stregoneria se non proprio con parodia. Eh sì, perché la storia narrata dall'abilissimo Sclavi è oltremodo citazionista, a tratti quasi demenziale, pur rimanendo ancorata a una struttura narrativa solida e classica che permette al lettore di godersi una bella vicenda dagli esiti davvero validi. Quindi non possiamo parlar di parodia ma l'intero episodio, battute e personaggi compresi, vibra dell'influenza e dell'appassionato omaggio a quel piccolo grande capolavoro che è il Frankenstein Junior di Mel Brooks. Dopo un viaggio interminabile nel vecchio Maggiolone di Dylan partito dalle strade di Londra alla volta della Foresta Nera, l'atmosfera è ormai delirante. Dopo aver resistito alle battute di Groucho per ben ventidue ore e a una strana aggressione da parte di un lupo cosa potrebbe ancora accadere? Come potrebbe andare peggio? Beh, potrebbe piovere. Ed è così che i nostri si ritrovano alla porta di un solitario maniero, un collegio femminile dalla quale mesi prima scomparve la giovane Mary Ann Price (altro nome molto orrorifico), scomparsa sulla quale Dylan è venuto a indagare. A riceverli niente meno che una delle due direttrici della struttura: Frau Blucher (nitriti!). L'atmosfera in salsa tedesca è completata dall'ispettore Durrenmatt, da uno strano tuttofare a servizio delle direttrici del collegio di nome Otto e da un'albergatore dal grilletto facile molto simile a un giovane Hitler. L'insieme dei sopraccitati elementi uniti ai battibecchi dei due protagonisti donano alla vicenda una verve comica molto più marcata rispetto ai due precedenti episodi. Pur non trovando eccezionali le matite del duo Montanari/Giussani, soprattutto per quel che concerne il volto di Dylan e per una certa rigidità di fondo, bisogna dire che rendono in maniera egregia la giusta atmosfera notturna e inquietante che fa da giusta cornice alla storia di Sclavi. L'immersione nel paesaggio è azzeccatissima e nel complesso ne vien fuori un terzo episodio in grado di lasciare il segno e un bel ricordo nel lettore, un altro centro per il nostro indagatore dell'incubo.
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