Paolo Veronese, Nozze di Cana
Paolo Veronese usa un episodio biblico come prestesto per realizzare una complessa scena di vita quotidiana di quegli anni mandando in secondo piano l'episodio sacro rappresentato.Per quanto questo dipinto sia stato concepito per concludere il fondo del refettorio nel convento di San Giorgio a Venezia, dove andava visto da lontanissima distanza, ci concediamo il lusso di osservarlo da vicino.Il che ci consente di entrare nell'opera quasi si fosse invitati alla festa, percependo la grande apertura sul vuoto del cielo e ascoltando i musici. Lo spazio architettonico è costruito con grande precisione e ricchezza di dettagli, segno di una probabile consulenza con il Palladio, vista anche la notevole somiglianza con la sua architettura. All’interno di questa già ricca scenografia urbana, il Veronese inserisce una scena quanto mai ricca di personaggi (tra cui servi, musici, eleganti convitati e semplici curiosi) creando un’immagine complessa e fastosa. La sensazione che se ne trae è di assistere al banchetto di nozze di qualche ricco esponente dell’opulenta società veneziana del tempo.Ma di questo capolavoro celeberrimo, pieno di ritratti dei potenti dell'epoca, m'interessa principalmente la simpatica atmosfera di disordine umano nell'ordine architettonico. Inoltre mi interessa il tema del vino, essendo nel mio piccolo, un estimatore dell'enogastronomia.Particolare con "degustazione di vino" e cagnetto sul tavolo
Venezia considerava il vino un bene alimentare necessario alla vita della sua vasta comunità, lo classificava in base alla sua provenienza vicina o lontana, lo vendeva nelle mescite. Vedere il padrone di casa, sulla sinistra, che assaggia il miracolo compiuto, sembra di vedere per la prima volta un enologo in azione, quando gli altri artisti rappresentano il vino come un prodotto sacrale delle feste bacchiche. L'enologo ha uno splendido naso rosso, dovuto alla sua pratica. E di fronte a lui, per far ancora più veneziano, il cagnetto cammina sulla tovaglia, il cagnetto che già abbiamo visto in Tiziano, Carpaccio e Canaletto. E il servetto moro gli sta già preparando l'altro bicchiere. Dal lato opposto del dipinto, un altro moretto offre il vino ormai testato a un ospite di riguardo. I bicchieri sono rigorosamente soffiati a Murano.Quest'opera che è conservata al Louvre, mi offre l'ennesima occasione per fare un appello ai visitatori di questo grande turistodromo: c'è altro, oltre alla Gioconda, da vedere al Louvre, non dimentichiamocene!!!Alla salute!!!