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Le nuove proposte dell’assessore De Bona

Creato il 25 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Ma Cremona ha proprio bisogno di un assessore così, che prende in giro chi fa proposte legate alla Fiera internazionale dell’arte contemporanea low cost di Milano (una manifestazione che esiste davvero) e nello stesso tempo prende in giro il consigliere comunale Daniele Bonali solo perché chiede la riunione della commissione cultura e, secondo l’assessore, non fa mai proposte?

L’assessore allora non si dimette solo per criticare chi fa proposte senza passare per PubliAeventi e la solita lobby? Congratulazioni, vedo che ha imparato la lezione del sindaco Perri. Non ascoltare nessuno che faccia una proposta, privatizzare e lavorare per le solite lobby, per i soliti vecchi amici, per il giornale La Provincia. Congratulazioni di nuovo. 

 

Allora che cosa vuole l’assessore? Torroni e violini, abbiamo capito. A Milano ci sono iniziative di successo che possono benissimo essere riprese. Le proposte da me presentate, come da altri su questo blog, erano serie e realizzabili, anzi realizzate in altre città. Sono progetti attuabili e contemporanei, del mondo di oggi, non  dell’Ottocento. Non si capisce questo comportamento bizzarro dell’assessore di fronte a proposte nuove. Basta respingerle se non piacciono. 

O forse se la prende perché consideriamo Mussolini responsabile di crimini inenarrabili contro l’umanità?

Paolo Zignani

 

Ecco l’intervento dell’assessore De Bona.

 

RIUTILIZZARE I NEGOZI VUOTI

L’evoluzione del commercio, la crescita dei grandi magazzini e dei centri commerciali, hanno causato la chiusura di tutta una serie di esercizi commerciali. Le strade di molti quartieri sono piene di saracinesche tirate giù. Spazi immobiliari progettati decenni fa, quando ogni strada aveva tante botteghe e piccoli esercizi commerciali, sono ormai irrimediabilmente vuoti.
Nel frattempo esiste gente che ha bisogno di cantine, oppure ci sono potenziali artigiani senza un locale dove mettere un futuro laboratorio, restauratori o decoratori che non hanno un bancone dove appoggiare un martello, uno spazio proprio per dare spazio alla propria creatività.
Più cantine, meno rifiuti solidi urbani di difficile smaltimento
Nelle nostre città lo spazio manca. Si parla tanto di recupero, di produrre meno rifiuti, specie quelli ingombranti. Un classico, è una vecchia televisione, magari senza la presa scart, che oggi è indispensabile per vedere Vhs e Dvd. Senza una cantina, l’anziano elettrodomestico è destinato a diventare un rifiuto solido urbano di difficile smaltimento. Solo la cantina può salvarlo, tenendolo lì per una futura seconda casa, o in attesa di un amico desideroso di avere un secondo apparecchio televisivo. Se non si offrono cantine a portata di mano nel quartiere, quel tubo catodico è destinato ad essere abbandonato vicino ad un cassonetto. Lo stesso per il vecchio armadio, per la sedia spaiata, per l’albero di Natale in plastica che impiccia per 11 mesi l’anno. Solo un numero maggiore di cantine potrebbe aiutare. Si potrebbe anche pensare a cantine in società tra due o tre persone che hanno la chiave. Pensate che vi verrebbro a rubare quel vecchio divano? Anzi, può essere che vedendolo nella cantina in comune trovino il modo di riutilizzarlo.

Il laboratorio
Tanta gente amerebbe coltivare qualche suo hobby rumoroso, o ingombrante, o che produce segatura, e non può darsi da fare perché non sa DOVE mettersi a lavorare. Il laboratorio è un sogno per molti. Potrebbero fare maschere di cartapesta ma dove? Non a casa perché acqua e vinavil rischiano di imbrattare tutto. Potrebbero fare sculture di tufo, ma non a casa dove rumore e polvere sono proibiti. Potrebbero fare decoupage, ma non a casa, dove manca un posto in cui far asciugare i vasoi appena decorati. Si potrebbero mettere a fare un plastico per miniature, ma dove? A casa i bambini toccano tutto, non sanno attendere che il colore asciughi.
Sono tutti casi in cui un laboratorio costituirebbe una spinta colossale, un invito a darsi da fare, a produrre, a estrinsecarsi in un oggetto. A riprendere sogni nel cassetto, a costruirsi un modo divertente per impiegare il tempo.
I laboratori come “officine” musicali
I laboratori potrebbero anche diventare “officine” musicali. Magari qualcuno ha messo su un gruppetto, una banda, un complesso come furono i Beatles o un quartetto di archi. Dove si va a fare le prove? A casa spostando i divani? Dove si possono piazzare casse, amplificatori, microfoni, magari un registratore. Ecco che avere un posto sulla strada sarebbe un sogno per tanti strimpellatori, per musicisti “dilettanti”.
Provare piacere nell’estrinsecarsi in qualcosa di artistico, è un’emozione che va coltivata e incoraggiata. Magari passa qualcuno per strada, sente la musica che proviene da dietro la saracinesca, suona – suona anche lui! Una sala prove artigianale farebbe la felicità di molti cittadini.
Dalle cantine anni ’60 a quelle del 2000
Un tempo, negli anni ’60, le cantine erano spazi sociali destinati al divertimento. Le pareti tappezzate dai poster dei cantanti alla moda, si trasformarono in luoghi di divertimento, in sedi di festicciole innocenti e divertenti, in uno spazio ameno dove mille coppie hanno fatto i primi corteggiamenti, ballando il ballo del mattone o dimenandosi in balli a quell’epoca “scandalosi”. Oggi è di nuovo venuto il tempo delle “cantine”.

GALLERIE D’ARTE TEMPORANEE
Utilizzare un negozio con ampi spazi per alcuni mesi, a beneficio di artisti locali. Formare un consorzio di artisti per creare una show room per intercettare nuovo pubblico.

NEGOZIO “UNIVERSITARIO”
Permettere alle Università di intercettare una nuova “audience”. Per un periodo temporaneo il “negozio” offre informazioni e avvisi circa i corsi di laurea, benefit, ecc. Informazioni circa corsi, letture, sessioni di “domande e risposte” e scambio di libri di testo.
CATTURARE L’IMMAGINAZIONE
“Vestire” i negozi vuoti per migliorarne l’aspetto estetico. Ad esempio, nel mese di dicembre le vetrine sono rivestite di temi legati al Natale
La trasformazione degli ex negozi darebbe una scossa al mercato del lavoro
La trasformazione edilizia di posti inutilizzati, di ex negozi vuoti da decenni in cantine e laboratori, darebbe una scossa al mercato del lavoro, creerebbe nuova occupazione. Fabbri che sostituiscono serrature, elettricisti che sistemano punti luce, falegnami per gli scaffali e piastrellisti per rifare il pavimento. 1000 posti bisognosi di ristrutturazioni edili darebbero una sensibile spinta la mercato. Creerebbero lavoro per tutti.

Irene Nicoletta De Bona

assessore alla cultura, al turismo, al commercio

 


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