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Le Olimpiadi dei popoli con i diritti, ma non per tutti

Creato il 28 luglio 2012 da Lucaralla @LAPOZZANGHERA
LE OLIMPIADI DEI POPOLI CON I DIRITTI,MA NON PER TUTTI.

Le Olimpiadi sono momento sportivo e fratellanza dei popoli,quei popoli che sfilano con i loro atleti e nel loro cuore portano emozioni,valori e tradizioni della loro terra.
Le Olimpiadi di Londra per alcuni saranno anche le olimpiadi del rifiuto del minuto di silenzio per le vittimime del ’72,causate da attivisti di Settembre Nero che uccisero due atleti e ne sequestrarono altri nove poi uccisi dalle forze speciali tedesche insieme agli stessi sequestratori.
Il CIO,se ha fatto bene o ha fatto male rimarra’  una questione che sara’ discussa nel tempo,animando forti contrasti anche all’interno del mondo arabo dividendolo in pro e contro questo gesto.
Ritorniamo indietro al concetto di olimpiadi e troveremo miriadi di parole e testimonianze sul suo concetto che e’ visto nella maggior parte dei casi come momento di aggregazione si sportiva di tanti popoli ma anche di coesione sotto un’unica bandiera della fratellanza ,del rispetto e del diritto allo sport per tutti.
Gli atleti si sa sono e rappresentano nazioni,emozioni e tradizioni di popoli che nella medaglia vedono uno scatto di orgoglio nazionale e anche di prestigio.
A Londra ci saranno anche cinque atleti della Palestina,terra che sto conoscendo sempre dippiu’ e che sto amando anche.
Una terra dove non c’e’ diritto e futuro e dove il sionismo israeliano e’ cosa quotidiana avallato  da tutti i potenti della terra e anche parte del nostro mondo politico.
Gli atleti palestinesi a Londra non vanno per vincere,poiche’ non hanno la possibilita’ di allenarsi bene e mancano gli allenatori.
Alcuni sono andati all’estero,preparandosi con scrupolosita’ e dignita’,quella dignita’ di poter rappresentare una striscia di territorio dove si contano bimbi uccisi e famiglie distrutte da bombe piovute dal cielo per ricordare che Israele con il sangue vuole vincere su un popolo inerme e indifeso.
Gaza con Arrigoni era testimonianza di sofferenza e voglia di rinascere,con attorno la devastazione e la precarieta’ della ricerca del cibo quotidiano.
Questi atleti avranno un momento di fama mondiale,ma verranno dimenticati subito e messi da parte come i loro problemi e i loro dramma.
Allora sarebbe bello se qualche altro atleta,magari dopo aver vinto una gara,insieme alla sua bandiera sventolasse anche quella del popolo palestinese,come il pugno chiuso dei due atleti americani Smith e Carlos che vollero ricordare sul podio con il loro gesto i diritti umani dei neri.
Le olimpiadi dei diritti di tutti,ma non per tutti.
 
 
 

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