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Poster di Ciao 2001
Scrivevo un pò di anni fa...
Ad inizio anni 70... mentre iniziavo a conoscere i nuovi profeti della musica “progressive”, incappai in quello che per me ha sempre rappresentato l’inizio prog in Italia.
Parlo di “Collage “ delle Orme. Ricordo come fosse adesso quel giorno in cui il mitico Fulvio, sempre all’avanguardia in fatto di informazione musicale, mi disse che era uscito un disco delle Orme, e mi raccontò minuziosamente, come solo lui era capace di fare, ogni singolo pezzo, lato A e lato B, con descrizione dell’eterea copertina.
Che stupore! Le Orme per me erano quelli di “Irene”, ovvero una canzonetta, bella, ma non certo impegnativa. Acquistai il disco. Sempre attraverso Fulvio, avevo conosciuto gli ELP e l’accostamento tra i due gruppi mi venne facile. La formazione a trio, la stessa tipologia di strumenti, le arie classicheggianti, il bassista che canta…. Davvero un bel disco. Come ho spesso raccontato su queste pagine, l’informazione del tempo passava attraverso “Ciao 2001” ed oggi utilizzo la recensione originale per proporre, attraverso gli occhi di Maurizio Baiata, il pensiero del tempo. Il contenuto può essere discutibile, ed è in ogni caso il sentimento di un particolare momento, in un contesto di estrema eccitazione musicale. Eravamo molto giovani e sapevamo prendere con molto entusiasmo tutto “il nuovo” in arrivo. Evidenzio comunque che le recensioni di Ciao 2001 avevano la possibilità di influenzare pesantemente i giudizi e… gli acquisti. Questo è facilmente capibile, dal momento che non esisteva alternativa informativa, e quel giornaletto era una specie di vangelo musicale.
IL RIMPIANTO. Ho buttato via tutta quella “cartaccia” che riempiva la stanza troppo piccola. Era il momento in cui “Ciao 2001” rappresentava il passato, ma io ero ancora troppo giovane per sentire l’esigenza di mantenere “le cose” che alimentano i ricordi. Ovviamente sono pentito e mi piacerebbe tanto avere ancora quei mini poster che un tempo attaccavo alle pareti della stanza e sulle ante dell’armadio. Fortunatamente esiste internet e sono quindi in grado di proporre la recensione a seguire. A mio giudizio è un bel documento.
LE ORME
Collage - Philips (1971) "Era molto tempo che in Italia si attendeva un disco veramente interessante. Fra i cantautori avevamo avuto solamente un superlativo Francesco Guccini ("L'isola non trovata"), mentre lo stesso Battisti ha per buona parte deluso con il suo "Amore e non amore". Fra i gruppi, dopo i tentativi degli esordient, fra i quali segnalai i Trip ed i Gleemen, ed i "ringiovanimenti" della vecchia guardia ("Id" della Nuova Equipe 84 contiene qualche spunto interessante), sono usciti i New Trolls con il loro "Concerto grosso", un medley gruppo-orchestra ad imitazione dei Deep Purple, ed i Formula Tre con il loro secondo LP. Ma questo album delle Orme mi sembra fra tutti decisamente il migliore. "Collage" premia gli sforzi di uno di quei gruppi nostri che fin dall'inizio hanno cercato strade nuove, handicappati tuttavia dalla necessità dei 45 giri commerciali, e dall'imitazione straniera fin troppo evidente. Anche qui i modelli stranieri sono facilmente lievabili: i Traffic in alcune linee melodiche di vago sapore folk (Stevie Winwood ha influenzato sempre da vicino la produzione dei Toni Pagliuca); e Keith Emerson, la cui recente esplosione ha incoraggiato l'organista italiano in quel discorso di riaggancio al classico già suo da tempo. Certe affinità espressive, la formazione triangolare (organo e piano, basso e chitarra acustica e canto, batteria e percussioni), l'uso temperato dell'elettronica, senza esagerato effettismo o sapore scenico, avvicinano le Orme a quello che viene oggi definito il più preparato gruppo inglese, gli ELP:
C'è però nello stesso tempo un lavoro di assimilazione personale da parte del trio italiano, per cui Pagliuca, Aldo Tagliapietra e Micki De' Rossi approdano ad un sound assai originale nell'attuale panorama nazionale. Nel barocchismo formale della bellissima prima facciata, come nella moderata sperimentalità della seconda, nei cantati che non tradiscono una certa impostazione prettamente italiana (ogni tano fa capolino Battisti), come nelle porzioni esclusivamente strumentali, che prevalgono, è sempre presente una linea comune, che supera l'apparente frammentarietà dell'album, e ne costituisce la spina dorsale al di là di ogni definizione stilistica. "Collage", che apre l'album e gli dà il titolo, è un pezzo di chiara fattura classicheggiante, nelle forme ora trionfali dell'organo, ora quasi minuettistiche del clavine. "Evasione totale", quasi sette minuti, cerca un nuovo linguaggio espressivo mescolando il classico all'elettronico. Gli altri brani hanno sapore realistico nei testi, e musicalmente evidenziano temi ed arpeggi delle tastiere sorretti da un background ritmico eccellente. Notevolissima "Cemento armato", che supera gli otto minuti.
I titoli sono tutti firmati Pagliuca-Tagliapietra, anche se al primo vanno i meriti maggiori. E' presente a tratti l'orchestra diretta da Giampiero Reverberi.
Un album "Collage" che dovrebbe occupare le primissime posizioni della classifica italiana, in attesa di altre due speranze, i Panna Fredda e la Premiata Fonderia (sic) Marconi.
Maurizio Baiata"
Il filmato che propongo non è tratto da "Collage", ma è davvero antico, e soprattutto conforta quanto appena scritto a proposito della similitudine con gli ELP, dal momento che "Rondò" è lo stesso brano "cavalcato" dai Nice di Emerson.
Da: "Speciale per Voi", condotto da Renzo Arbore
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