Uno dei molluschi considerati come l'afrodisiaco per eccellenza, l'ostrica, sta scomparendo dagli oceani di tutto il mondo. Un recente studio condotto da un team internazionale guidato da Michael Beck del Nature Conservancy ha scoperto che le ostriche selvatiche sono funzionalmente estinte.
La maggior parte delle ostriche selvatiche che rimangono al mondo, circa il 75%, si trova in cinque località in Nord America. Il team di ricerca si è quindi concentrato su 40 eco-regioni in cui è possibile trovate ostriche native. "Sono funzionalmente estinte" spiega Beck. "Sono prive di un ruolo ecologico significativo, e sono meno dell'1% della loro precedente abbondanza in baie e eco-regioni, specialmente in Nord america, Australia e Europa".
Facendo una media tra tutte le regioni studiate, i ricercatori sono giunti alla conclusione che circa l'85% dei banchi di ostriche è scomparso. Questo dato potrebbe addirittura essere inferiore alla realtà dei fatti, dato che alcune aree sono prive di record storici sulla popolazione di ostriche.
La ricerca inoltre non tiene conto degli ecosistemi delle ostriche presenti in Sud Africa, Cina, Giappone e Sud Corea. "Altri studi in queste aree suggeriscono che l'abbondanza delle ostriche selvatiche era di molto superiore in passato, e che i banchi di questi molluschi sono parecchio diminuiti, o sono del tutto scomparsi".
Se considerate le ostriche soltanto come una prelibatezza culinaria, in realtà questi molluschi hanno un ruolo ecologico molto importante: filtrano le impurità dell'acqua, e forniscono cibo e lavoro per le comunità costiere di molte regioni del mondo.
Una singola ostrica è in grado di filtrare fino a cinque litri d'acqua ogni ora: quella che una volta era la florida popolazione di ostriche di Chesapeake Bay riusciva a filtrare l'intera massa d'acqua della baia in 3-4 giorni, mentre oggi impiega quasi un anno.
Le ostriche aiutano a depurare l'acqua da composti come i nitrati, che favoriscono lo sviluppo di plancton, uno dei agenti responsabili per la torbidità delle acque. Limitare il quantità di plancton nel mare consente di ridurre la competizione per l'ossigeno tra le specie marine. Il Chesapeake Bay Program, per esempio, era un programma che prevedeva la riduzione di oltre 8.600 tonnellate di composti d'azoto nella baia entro l'anno 2010 sfruttando proprio la capacità di filtraggio delle ostriche.
La scomparsa delle ostriche è dovuta non solo ad una pesca spesso priva di limiti, ma anche alla distruzione di parte delle barriere coralline e delle scogliere, che sono il loro habitat naturale. Senza contare che, a seguito della scomparsa delle specie native di ostriche, alcune volte sono stati introdotti molluschi non autoctoni, che portano con loro malattie che sterminano le specie locali.
Oysters disappearing worldwide: study
Magazine Ecologia e Ambiente
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