Magazine Ciclismo
CONTADOR 8: Vince il suo terzo Tour de France per 39" e non per un salto di catena. Non è al meglio e si vede, nonostante questo vince; e ciò la dice lunga sulla sua superiorità. Questa maglia gialla l'ha dovuta sudare, lottando contro Schleck e contro se stesso, una volta resosi conto di non avere la supremazia del 2009. Con intellegenza si gestisce e non molla un metro in salita; quando scatta non stacca, però intimidisce. E tanto basta. Si dimostra leader della squadra e un campione maturo: a 27 anni si conferma il numero uno al mondo; anche se i rivali crescono anno dopo anno, ma è anche vero che non si conoscono i suoi veri limiti. Vince il Tour nella "stagione più difficile" e l'albo d'oro parla per lui. SIMPLY THE BEST
A.SCHLECK 8: Stesso voto della magia gialla, 39" sono un istante, ma segnano la differenza tra gloria e rimpianto. Andy in salita va forte, impressiona per talento, sicurezza e solidità, eppure lo scopriamo ancora immaturo, ragazzino vizziato quando sulle alpi non attacca e cerca di innervosire Contador perdendo una buona occasione per attaccare. 39" lasciano l'amaro in bocca su quel secondo gradino del podio, con quella maglia bianca che di anno in anno diventa sempre più stretta e con un Contador che quest'anno ha visto sempre da vicino in salita. Nonstante una tattica opinabile, vince due tappe prestigiose e veste 7 giorni la gialla. Il frutto del suo talento è promettente e succoso; atttendiamo un'altra primavera perchè maturi definitivamente. PETER PAN
TOUR DE FRANCE 5,5: Giro e Vuelta crescono, innovano, inventano ed entusiasmano anno dopo anno cercando di colmare il gap col Tour, che resta comuque la corsa numero 1 al mondo per prestigio e campioni al via. Il prestigio però non fa spettacolo. La Grande Boucle rimane sul proprio piedistallo d'orato guardando tutti dall'alto con superiorità e aria snob tipicamente francesi; si specchia nella propria storia centenaria, con pomposità, proponendo però un percorso poco emozinante con salite obsolete e non in grado di fare grande selezione. I momenti più entusiasmanti sono stati il pavè e il Tourmalet (unico vero arrivo in salita), il salto di catena, lo sgarbo di Contador a Vino e polemiche conseguenti. La tappa con Peyresurde, Aspin e Tourmalet nei primi km e l'Aubisque a 60 km dall'arrivo è il suggello di una corsa che sa di stantio e non scalda gli animi. E' triste da dire ma la maggior parte delle frazioni sono state il viatico migliore alla pennichella pomeridiana. QUESTA E' UN CORSA PER VECCHI
BASSO 5: Il ritorno al Tour non è andato secondo le rosee previsioni di inizio luglio. Dopo il Giro vinto a maggio e la completa resurrezione ci doveva provare. Nella prima settimana dimostra di non avere la gamba per il podio o i primi 5. La bronchite e la febbre poi lo tolgono di mezzo anche dalla lotta per i dieci. Paga le fatiche del Giro e una preparazione mal impostata e non cresce fisicamente, bensì affonda. Resta il rimpianto perchè un Basso stile Zoncolan e Mortirolo avrebbe potuto lottare per il podio e sognare qualcosa di più. Anche se poi, come accaduto al Tour, svegliarsi dal sogno e fare i conti con la realtà può essere doloroso. Gli fa onore essere arrivato a Parigi nonostante i guai fisici. Basso è caduto in questo Tour, ma l'impressione è che ne farà tesoro e si rialzerà come ha dimostrato di saper fare. LA CADUTA DELLA AQUILE
EVANS 6-: Se dovessimo basarci solo sulla generale per valutare il Tour dell'australiano ne sarebbe conseguenza un giudizio impietoso. Dopo il quinto posto al Giro Cadel non sale sul podio neppure al Tour de France. Ma più che per demeriti personali l'austaliano deve recriminare con la malasorte: nella tappa di Morzine si frattura il gomito cadendo ciò nonostante conclude la tappa e indossa la maglia gialla che non riesce a mantenere il giorno successivo. Seppur dolorante Cadel stringe i denti addirittura per dodici tappe pur di arrivare a Parigi. ULTIMO DEI MOHICANI
MENCHOV 7.5: Queso atleta russo magari non saprà entusiasmare i tifosi per le sue doti ciclistiche ma è pur sempre protagonista in almeno un grande Giro ormai da sei stagioni. Ha il grande merito di essere il primo in classifica degli umani riuscendo a salire finalmente su un podio che nel 2008 era arrivato solo a tavolino. In montagna, Tourmalet apparte, è sempre nelle primissime posizioni, a cronometro è una garanzia e sul pavè sa destreggiarsi. TUTTOFARE
CAVENDISCH 8: Dopo le prime due volate sfortunate perse contro Petacchi, si sblocca e dopo il primo successo non si ferma più arrivando a 5 successi. Ha la squadra più forte che lavora al meglio per lui, ma Cannonball sul rettilineo finale si fa trovare sempre pronto e la sua accelerazione esplosiva è bruciante e impressinante. Gli sfugge la maglia verde anche quest'anno, ma si riprende il titolo virtuale di velocista più forte al mondo. FLASH
ARMSTRONG 5: Quando taglia il traguardo sul Tourmalet nel silenzio, la nebbia e nell'indifferenza del pubblico e dei media, si capisce che un'era è finita. I riflettori ora sono puntati altrove, e Lance deve fare i conti con la realtà: la sua carriera è giunta al capolinea ed è ora di abdicare. Deve girare pagina e cercare nuove sfide. Questo per lui è il Tour di troppo, che onora e porta termine nonostante le batoste, e i 39 anni, ma la sua ambizione questa volta lo ha portato a voler volare troppo in alto: vicino al sole. ICARO
RODRIGUEZ OLIVER 7: Uomo da classiche che chiude il Tour nei primi dieci alla prima partecipazione. Alla Vuelta nel 2008 e 2009 ha chiuso nei 10, ma non è proprio la stessa cosa; anche se il Tour sonnacchioso di quest'anno lo favorisce. In salita regge come non mai, l'aria russa che respira in casa Katyuscha deve avergli fatto bene, in Casse d'Epargne era forse troppo sacrificato per Valverde, anzi "Piti". Chiude 8° con un successo di tappa che strappa al re Contador in volata. Senza dubbio è il Wiggins del 2010, non sapendo se sia un complimento, una minaccia o una maledizione. REBUS
LIQUIGAS 4.5: Giro sugli scudi come squadra italiana più forte, impersonado il motto "padroni a casa nostra". Nell'internazionalità del Tour, cade nell'anonimato, con zero tappe vinte, un Basso esausto e Kreuziger nei dieci, ma molto lontano dai big e dalle promesse di inizio Tour. La squadra corre nella mediocrità, a centro gruppo, senza attaccare e senza lasciare il segno, passano e basta sulle strade francesi. In più Oss e Quinziato portati per aiutare Basso sul pavè non riescono ad aiutare il capitano. Unica nota positiva questo Oss-o duro, che promette scintille in futuro; per il resto calma piatta. ASSENTI INGIUSTIFICATI
CHAVANEL 6,5: Vince due tappe, tra cui quella storica del Fairplay, e indossa la maglia gialla. Si dimostra uomo di sacrificio, attaccante nato e mai domo. Nelle montagne vere si spegne, ma sulle strade vallonate francesi è l'idolo di casa e quando c'è bagarre lui è in prima fila, come le teste calde che cercano le risse nei pub. HOOLIGAN
VAN DEN BROECK/GESINK/HESJEDAL 7: Questi tre corridori hanno in comune la stazza robusta e l'altezza vicina al 1.90 che non favorisce di certo nelle prove a crono e in salita. Ciò nonostante tutti e tre hanno corso alla grande trasformandosi in questo Tour da perfetti sconosciuti a ciclisti in grado di essere competitivi in una grande corsa a tappe. Dal prossimo anno anche loro dovranno essere guardati con un occhio di riguardo da chiunque. PIACEVOLI SORPRESE
SASTRE 4,5: La Cervèlo lo vorrebbe alla Vuelta. Quando si dice arrivare alla frutta. Carlos dopo un Giro sfortunato e inconcludente, dove chiude comunque 8° grazie alla furbata dell'Aquila, al Tour non si riscatta. Prima cerca di fare classifica, poi quando capisce che si stacca da venti corridori cerca invano la vittoria di tappa. con tanto coraggio ma poca lungimiranza, ciccando sempre la fuga giusta. Il bagno maria che si fa nella tappa del Tourmalet rimanendo tra gruppo e fuggitivi e gruppo per 60 km sfindendosi senza ragione fa capire come sia stato fuori dalla corsa. Si farà ricordare però per una frase da vecchio saggio:"stiamo correndo un ciclismo da bambini". Monito interessante. E' giunta la fine? SULLA VIA DEL TRAMONTO
PETACCHI 7,5: 36 anni e non sentirli. Alejet è tornato a volare sui cieli di Francia portando a casa una maglia verde che l'italia aveva conquistato solo nel 1968. Una grande impresa sopratutto al cospetto di due rivali agguerriti come Cavendish e Hushovd. Petacchi torna a casa con un simbolo importanissimo che salva la magra spedizione italiana altrimenti destinata al fallimento. La costanza dello spezzino (sempre tra i primi 3 in volata ad eccezione della tappa di Montargis) e l'abilità ad anticipare gli sprinters più giovani in volata gli hanno consentito di far sua anche l'ultima maglia della classifica a punti (in un grande Giro) che mancava al suo folto palmares. EVERGREEN
CUNEGO 6: Anche in questo Tour Damiano ha confermato la teoria che da un ciclista come lui è difficile farsi aspettative. Dopo una partenza terribile con due cadute che gli costano quasi mezz ora di ritardo Damiano sembra fuori forma anche sulle Alpi quando a Morzine giunge a 20' dai primi. Quando tutti lo danno per finito Cunego si riscatta andando in fuga nella tappa della Madeline dove chiude terzo. E'l'inizio di una nuova corsa per il veronese che saprà tenere le ruote dei migliori sui Pirenei e riprovare la fuga nella tappa di Pau dove chiude quarto. A fine Tour sarà il migliore degli italiani in classifica generale nonchè quinto miglior scalatore. CAMALEONTE
CHARTEAU 6,5: Questo 31enne francese sembrava destinato ad una carriera anonima fino a quando quest'anno non si è trovato in fuga nel tappone alpino della Madeline dove è transitato per primo prendendosi inaspettatamente la maglia a pois. Nonostante le dichiarazioni di facciata ("cercavo solo la fuga") Charteau battaglierà per questa maglia prima con Pineau e poi con Cunego e Moreau portandola fino a Parigi grazie ad alcune fughe ben orchestrate. LA VITTORIA DELLA VITA
CANCELLARA 7,5: Dopo Contador e Schleck è lo svizzero il grande protagonsita del Tour 2010. Subito in giallo dopo il prologo di Rotterdam si trasforma in uno sceriffo quando con grande autorità decide di neutralizzare la tappa di SPA consentendo al capitano Schleck di recuperare dopo la caduta. Sul pavè di Aremberg è nuovamente il migliore e il suo lavoro prezioso consente a Schleck di presentarsi sulle Alpi con un leggero vantaggio sugli avversari. Oltre ai sei giorni in maglia gialla e un eccellente lavoro da gregario Fabian fa sue da dominatore entrambe le prove contro il tempo previste. LOCOMOTIVA UMANA
VINOKOUROV 7: E' proprio vero: più invecchia è più il Vino diventa buono! A 37 anni partecipa a questo Tour come gregario di lusso e cacciatore di tappe. Nonostante un Giro d'Italia corso ad alti livelli il kazako riesce ad aiutare Contador e a mantenersi allo stesso tempo nei primi posti della generale. Nella tappa di Mende viene beffato dal proprio capitano dopo una lunga fuga ma non fa una grinza, riparte e con un numero incredibile vince in solitaria l'indomani a Revel. Terminerebbe tra i primi dieci se non fosse per il Tourmalet dove accusa gli sforzi di un Tour generosissimo. E' comunque in classifica il migliore dei ciclisti che hanno preso parte anche al Giro. ORGOGLIO INFINITO
SAMUEL SANCHEZ 7,5: E'un gran bel corrdore e lo ha dimostrato quest'anno consacrandosi anche nelle corse a tappe dopo il secondo posto nel 2009 alla contestatissima Vuelta vinta da Valverde. Il campione olimpico in carica corre il Tour sempre davanti prendendosi anche lo sfizio di precedere Contador e Schleck ad Ax 3 Domains dopo aver sfiorato il succeso di tappa a Morzine. Dopo aver involontariamente favorito Contador sul Bales per le sue grandi doti da discesista è addirittura eroico sul Tourmalet dove nonostante una brutta caduta conclude davanti al suo rivale Menchov. Un quarto posto finale che è più di un semplice piazzamento di consolazione. RIVELAZIONE
ASTANA 7: Corre da padrona un Tour che riesce a far suo quando la strada comincia ad inerpicarsi sotto i pedali del gruppone. Paolo Tiralongo sulle Alpi e David Navarro sui Pirenei sono stati più che semplici gregari e il loro forcing ha saputo mietere vittime illustri consentendo a Contador di vincere il Tour pur non essendo costretto ad attaccare quasi mai visto il grande lavoro di squadra. Unica pecca la gestione della tappa di Mende dove Contador avrebbe fatto meglio a non attaccare Vinokourov in fuga. CORAZZATA
WIGGINS 4: Avevamo detto che il Tour sarebbe stato arbitro della carriera di Bradley nelle corse a tappe. Il giudizio è impietoso: Wiggins sbaglia preparazione e chiude a Parigi al 24esimo posto a 40' da Contador. Che qualcosa non andasse nel Tour di Bradley si era capito già nel prologo dove è riuscito persino ad andare più piano di Basso chiudendo al 77esimo posto. Nella prima salita alpina cede a pochi km dalla vetta e da allora avrà bisogno di un binocolo per vedere i big sulle montagne. Grande delusione soprattutto per le dichiarazioni fastose della vigilia, se vuole tornare a vincere nel ciclismo farà meglio a riciclarsi come pistard. PESCE FUOR D'ACQUA
Altri bocciati. Oscar Freire chiude a zero tappe, senza lasicare il segno e pregiudicato da problemi respiratori che lo costringeranno ad operarsi al naso; siamo sicurissimi si riprenderà giusto per i mondiali di Melbourne. Linus Gerdemann Capitano e uomo classifica della Milram solo sulla carta; ora che la squadra tedesca chiuderà i battenti potrebbe finire a fare il gregario in qualche big team. Boasson Hagen cerca di fare tutto: sprinter, finisseur, attaccante, ma non conclude nulla rimandendo nello scomodo limbo delle eterne promesse. Nocentini purtroppo non in forma dopo l'infortunio e Ballan a che non si può accontentare di un secondo posto.
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