Non si può parlare di minimalismo e neanche di forme barocche per questo nuovo parto plurigemellare di Fendi. E' un'evoluzione del kitsch (una chiave moderna), quello che ricorda i pappagalli impagliati e i fiori di plastica delle belle ville antiche. Cosa c'è di più kitsch al giorno d'oggi di una pelliccia? Una pelliccia d'antilope. Non si smette mai di essere cattivi ed insensibili, di calpestare le vite degli altri distruggendo l'ecosistema. Un orrore etico questo pet cemetery voluto da Karl e Silvia, che fa paura più di un Freddy Kruger sulla tazza del cesso di casa tua alle due di notte... o della bambina di The Ring che ti appare nell'oblò della tua lavatrice durante la centrifuga. Il capospalla è over e si ferma al ginocchio sia per le pellicce sia per la pelle e la lana; le spalle, spesso scese, sempre molto costruite, sottolineate da goffrature e alette, sbuffi e ciuffi. Oltre al danno.. la beffa. La pelliccia una volta strappata dal muscolo e conciata viene colorata con tinte fluò: verde, giallo, blu per quello che rimane di zibellini, agnelli e antilopi. Povera antilope: è più facile sfuggire ad una leonessa affamata che a Silvia Venturini Fendi (che a vederla così in salute la si direbbe anche abbastanza sazia). Bello il design, ancor di più se fosse tutto ecologico e rispettoso dell'ambiente e del mondo. Di distruzioni di massa e campi di sterminio ne abbiamo davvero abbastanza. Un 7 e 1/2 solo al design (anche perché per la prima volta nella storia di Fendi la scarpa non fa vomitare).





