
Ormai sembra chiaro che per Giorgio Armani haute couture significa Sol Levante... essa si risolve sempre, come una pallina da ping pong, tra la Cina e il Giappone. Lo testimoniano le innumerevoli collezioni regalate all'Oriente dalla maison, realizzate quasi con lo stampino, confezionate come un pollo al saccoccio. Una collezione per i terremotati nipponici che non possono neanche lontanamente permettersi di sognare qualcosa di simile; e mentre Giorgio attacca Miuccia sul fronte delle banche lui sceglie le plurimiliardarie giapponesi, le più ricche del mondo, per rifar loro il guardaroba (e a questo punto vorrei comprare una consonante, la S di STRATEGIE): scelta migliore durante questo periodo di crisi non poteva esserci. Poteva mancare la spallina a pagoda? Certo che no, compare come un calcolo renale ad un gatto subito dopo la sterilizzazione. Automatico. Stampe colorate abbinate a velluti, pelle di rettile e a bustini aperti a ventaglio con sopra cinture obi colorate, strette da cinturini vernice legati a fiocco. Le stampe su seta hanno peonie coloratissime, ora più grafiche ora più cartoon, e sono sfumate d'arancio, azzurro, verde menta e grigio su piccole giacche e cappotti dalla chiusura a kimono. Più scultorei gli abiti finali di seta arancione color carpa cristallizzati con regolari canutiglie di vetro trasparente. Con la speranza che al prossimo giro non ritorni la Cina o la Manciuria: un 7.





