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Le pantegane legaiole hanno perso il dito medio

Creato il 14 novembre 2011 da Speradisole

LE PANTEGANE LEGAIOLE HANNO PERSO IL DITO MEDIO

LE PANTEGANE LEGAIOLE HANNO PERSO IL DITO MEDIOI legaioli si ritirano zitti zitti, quatti quatti nella loro tana. Dopo 10 anni di governo e di responsabilità verso gli italiani, i legaioli non portano a casa niente.

La loro gente non sta meglio, le tante piccole imprese che tempestavano il ricco nord-est si sono chiuse, rimangono macerie, desolazione, stupore e tristezza. Il grande popolo dell’Iva,  che aveva votato e fatto votare Lega, rimane con le pive nel sacco.

Chissà se fanno un esame di coscienza e si chiedono sinceramente quali sono stati i contributi positivi o i miglioramenti  che hanno apportato al paese.

Vengono in mente le ronde. Nate e morte subito. Le impronte ai bimbi rom, finite chissà dove.

Le cattive e brutali campagne elettorali contro i clandestini stupratori delle nostre donne, studiate apposta per incutere nella gente la paura del “diverso” e coltivare l’istintiva diffidenza verso chi ci assomiglia poco e che, secondo l legaioli, ci viene a rubare il lavoro.

I mesi di  inerzia nei confronti dei migranti sull’isola di Lampedusa, per creare disagi nella povera gente e far vedere al mondo che eravamo “invasi” da clandestini.

Le buffonate dei ministeri a Monza. di cui rimane solo la targa. Non risulta neppure che abbiano provveduto a fare i WC mancanti.

Un federalismo abbozzato, poi annegato nelle acque del PO. Un federalismo che senza i decreti attuativi non serve a niente e non sarebbe servito a niente comunque, visto che hanno condiviso i tagli lineari ai comuni, perpetrati  del loro ministro preferito: Tremonti.

Le leggi bruciate da Calderoli, che nella foga del falò, ha bruciato anche leggi importanti, come quella che, se incenerita, avrebbe tolto  a Venezia il possesso del Canal Grande.

I loro raduni sul pratone di Pontida ed il battesimo o la benedizione (di che?) con l’acqua del PO. I caschi celtici, folcloristici e carnevaleschi.

Il disegno del sole della Alpi nelle scuole e sui ponti padani. Le battaglie per il crocefisso sui muri, fatta a suon di manganellate col crocefisso ed accompagnamento di bestemmie.

I rutti nelle Chiese, nei bar, davanti a fiaschi di vino ed i vari diti medi a mo’ di sfottimento di tutti noi.

I dieci anni di servizio al miliardario .

I ministri che dicono di aver arrestato più mafiosi di tutti i governi, hanno votato, disinvoltamente, contro l’arresto dei vari mafiosi che siedono in parlamento ed hanno persino consentito che una persona, sospettata pesantemente di essere mafioso, diventasse ministro (dell’Agricoltura per la precisione).

Però hanno rimpinguato le loro tasche, vissuto i privilegi di Roma ladrona, sistemato le mogli, i figli, nipoti, le amiche e gli amici.

Ma non possono ritirarsi così, bellamente, facendo finta di niente,  perché  condividono col miliardario  la responsabilità di come mai siamo arrivati a questo punto, quando la crisi era ben evidente fin dal 2009.

La paura di perdere quei pochi “fedeli” rimasti, quelli che cantano i cori sul prato di Pontida,  serpeggia nelle viscere di questi capi legaioli, che mostrano i muscoli solo con i deboli.

Sono arroganti ed inaffidabili. Buttano la bandiera italiana nel cesso e  credono alla nipote di Mubarak.

Ritirarsi nelle tane del Nord, per non dover affrontare, a viso aperto, i grossi problemi economici ed i sacrifici che dovremo sopportare, è la tattica vigliacca delle persone opportuniste che non si vogliono assumere responsabilità, ma conservare i privilegi.

E’ molto comodo, ma anche molto vile, fare politica seduti al bar del paese,  prendere i soldi da Roma ladrona, starsene nell’ombra, potestare senza prendersi responsabilità e lasciare che siano gli altri a bruciarsi le mani.

E oggi, 14 novembre 2011, le pantegane legaiole impaurite, quelle che hanno mostrato il dito medio anche nei confronti del Prof. Mario  Monti, (è successo qualche giorno fa, quando il  Prof. Monti veniva indicato come probabile prossimo premier), hanno avuto paura del professore stesso. Non  si sono presentate alle audizioni di rito, ma hanno convocato il “parlamento padano”. Nelle loro tane, naturalmente.



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