Anna Lombroso per il Simplicissimus
Una nobile tenzone tra inopportunità, una formidabile gara di cretini, una sciagurata contesa di intenti autoritari, di istinti censori, di volontà punitive. Nei giorni scorsi l’iniziativa di Zanda e Finocchiaro indirizzata a rimuovere ostacoli elettorali in nome di una Costituzione manipolata e tirata da una parte e dall’altra quando serve, ora rispettata puntigliosamente per impedire diritti non sufficientemente esplosi dai padri costituenti, ora capricciosamente aggirata come un vecchio attrezzo desueto, quando si tratta di sovranità dello stato e di popolo.
Oggi invece, grazie a una cavalleresca partecipazione alla giostra delle idiozie largamente suicide, a un festoso harakiri, a un rilancio di baggianate, si viene a sapere che il Pdl sta elaborando un provvedimento che prevede il carcere per chi disturba le manifestazioni dei partiti in piazza, non solo durante le campagne elettorali ma in tutte le iniziative politiche.
La bozza sta circolando in queste ore alla Camera, messa a punto da Ignazio Abrignani, che secondo quanto riferisce l’agenzia Dire, l’ha sottoposta al vaglio del capogruppo Renato Brunetta. La proposta di legge, che verrà depositata nei prossimi giorni dopo il via libera di Brunetta, in pratica introduce un reato per punire chi fa azioni di disturbo e organizza contestazioni durante qualsiasi manifestazione politica, non solo quelle elettorali.
Il pensiero corre alle rimostranze a Brescia, agli sberleffi a Udine, che si sa il senso dell’umorismo difetta a tutto il ceto dirigente, la satira li disturba, le espressioni di piazza li mettono di malumore, adesso poi che tutta la stampa è di regime, l’opposizione un orpello del passato dimenticato e sepolto, la critica un esercizio ottocentesco delegato a irriducibili comunisti.
Così in attesa del definitivo bavaglio alla rete, della benefica messa al bando delle intercettazioni, della interdizione a trovarsi tra cittadini in piazze storiche a rischio di disturbare turisti ciabattoni, aspettando che sindaci prolifici di ordinanze recintino i luoghi della socialità, che Ministri militarizzino i dintorni troppo esposti dei palazzi del governo, pronosticando che chi non vuol seguire le veline dell’agenzia Stefani sia costretto all’ascolto di Radio Londra in cantina, niente frizzi e lazzi ai comizi, niente contestazioni, pernacchi, pasquinate, cartelli, fotomontaggi, fischi, pena la gattabuia, l’interdizione, forse, addirittura, l’ineleggibilità, un punizione peggiore della morte per chi usa la scalata al parlamento per evitare la meritata espiazione dei suoi crimini.
È una gran brutta china quella intrapresa dai censori del Pdl. Si comincia così e tocca preparare un provvedimento per proibire i fischi al tenore dal loggione del Regio, per censurare preventivamente le critiche al vincitore dello Strega, già piuttosto rare, per ritirare dalle edicole le foto di Chi con la cellulite in bella mostra, per mandare al macero il catalogo della mostra con la immancabile invettiva a pagamento di Sgarbi, cui non piace Leonardo da Vinci. Ah no, quello non lo faranno mai, in fondo gli artisti sono spesso pervertiti, di sovente comunisti, frequentemente omosessuali, preferibilmente liberi, meglio proibirli.