Magazine Diario personale
Ci sono cose che riescono solo a pochi, solo a qualcuno.
Io avevo una zia piccola, bionda, magrina, con gli occhi nocciola, uno scricciolo di donna, un portento.
Questa zia aveva un'energia che trascinava oggetti, persone, piante e spazi.
Addormentava i neonati di tutti noi con due colpi sicuri e rilassanti delle sue braccia, stirava, organizzava, sperimentava, usciva, guardava curiosa, si incazzava, si schierava, difendeva, attaccava, si ingelosiva, voleva fortemente, e soprattutto lei, preparava delle polpette strepitose.
Cucinava delle polpette speciali che io ho mangiato solo da lei, in tanti abbiamo provato a rifarle seguendo pedissequamente la sua ricetta, ma non sono mai riuscite a nessuno.
Quelle erano le sue polpette, dentro c'erano tutto il suo amore, la sua dedizione, le sue mani, il suo olio, l'odore della sua cucina.
Senza le sue polpette non era Natale.
Quando è morto suo marito, il mio zione bello, dolcissimo uomo premuroso che l'ha trattata come un fiore prezioso fino all'ultimo dei suoi giorni, era smarrita ma dritta, addolorata e fiera, piena di tutta una vita d'affetto.
Nella chiesa gremita nonostante un agosto rovente, difendeva il suo amore ribadendolo.
E' stata forte, ha continuato ad appassionarsi, a seguire figli e nipoti con trasporto,a cucinare polpette, ma il suo sguardo era cambiato, era sempre un po' oltre ciò che le si parava davanti.
Un mese fa mi ha chiamata per dirmi che, anche se ormai era vecchia, mi avrebbe volentieri aiutata per qualsiasi cosa fosse servita a me o a mia sorella in difficoltà.
Dopo la sua chiamata, l'ho immaginata tornare ad occuparsi di tutto con precisione e forza, come faceva sempre.
Pensarla ferma in coma, costretta in un letto, era una tortura per tutti.
Domani, tornando dal suo funerale, tenterò di rifare le sue polpette, lascio la ricetta scritta sul mio prezioso libro, si intitola "le polpette di zia", e nessuno potrà mai dimenticarla.Lei.