E’ una puntata particolare che si impegna a mettere in risalto le applicazioni della scienza, quella che Corrado Augias, nel suo appuntamento quotidiano de “Le storie - diario italiano”, manda in onda. Una puntata che sfocia nel tema della ricerca partendo dalla notizia, a dir poco sconvolgente, che l’Italia tra i paesi industrializzati, nel campo della ricerca, investe meno della Tunisia.
L'ospite Carlo alberto Redi, genetista è l'autore del libro dal titolo "Il biologo furioso" che ben si addice all'argomento trattato. In effetti il professore alla domanda: Perché è furioso, professor Redi? Risponde: "La nostra è una società del sapere e della conoscenza: nell'Ottocento era la chimica, nel Novecento la fisica, ora sono le scienze della vita. Eppure l'attenzione per questi temi è pari a zero. I politici si guardano bene dal chiedere un parere alle istituzioni scientifiche quando c'è da affrontare il fine vita, l'uso delle staminali o gli Ogm. Straparlano di argomenti che non conoscono, per cui non fanno nulla. Con un paradosso: si formano giovani scienziati e poi li si regala agli altri paesi che grazie a loro si arricchiscono di conoscenze".
Gli attuali problemi moderni della sovrapopolozione, dell'economia, delle malattie e dell' ambiente , potrebebro essere affrontati dal metodo scientifico, che può aiutare a trovare soluzioni : "Negli anni Ottanta i cittadini potevano anche ignorare la fisica delle particelle, potevano non sapere cosa fosse il bosone di Higgs. Ora invece si devono conoscere i risultati ottenuti dai biologi, perché riguardano tutti. Riguardano il modo in cui verranno alla luce i nostri figli, ciò che mangeremo, come moriremo" .
Oggi questo modello di studio è necessario per lo sviluppo di nuove terapie mediche. Vietare la ricerca in tal senso vuol dire limitare le nostre conoscenze su malattie e possibili cure in un contesto culturale in cui si parte dall’equivoco molto diffuso che parlare di cellule staminali embrionali equivalga a parlare di embrione.
La scienza deve essere utilizzata per sorreggere l'uomo che deve essere informato o si rischiano "i tunnel gelminiani, che nascono da lì, dalla disinformazione". Il nostro è il secolo delle scienze della vita: medicina rigenerativa, biologia sintetica, biotecnologie agroalimentari, bioingegneria. Di fronte alla desertificazione e alla sopravvivenza di tanti, forse sarebbe bene investire nella ricerca di prodotti ottenuti anche in laboratorio, che potrebbero rispondere alle nuove esigenze, ovviamente, il nocciolo del problema sta nel monopolio che ruota attorno al settore:"non è lo scienziato a creare danni: è il modo di usufruire delle conoscenze che è pericoloso se svincolato da scelte politiche e morali”.
La scienza è alla base di ogni decisione politica in cui la conoscenza scientifica è riconosciuta per ciò che è: un valore fondante della società contemporanea.
Deposta la collera, spiegato l'intento... ci si tranquillizza.






