Le prime gaffe di Mitt Romney sulla scena internazionale
Mentre Israele e il primo ministro Benjamin Netanyahu si apprestano a ricevere il candidato repubblicano alla presidenza Mitt Romney, non accennano a placarsi le polemiche sollevate dall’ex governatore del Massachussets nel corso della sua tappa londinese.
Da quando nel 2008, l’allora candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama aveva inaugurato la consuetudine di interrompere la campagna presidenziale per imbarcarsi in un viaggio all’estero con cui accreditarsi quale credibile rappresentante degli interessi americani sulla scena mondiale, ogni pretendente alla presidenza ha dovuto fare lo stesso.
Ad Obama seguì infatti il suo antagonista John McCain e oggi è toccato anche all’ex governatore, anche se con molta minor fortuna. Infatti, appena sbarcato in Gran Bretagna, Romney ha iniziato a infilare una gaffe dietro l’altra.
Nella prima intervista concessa ai media, forse memore del recente dibattito inglese sul deficit di sicurezza e di ordine pubblico nell’organizzazione delle Olimpiadi di Londra, Romney ha sostenuto che anche a suo giudizio, dopo quel poco che aveva potuto vedere, coloro che avevano organizzato le manifestazioni olimpiche, sia a livello di pubbliche autorità, sia come istituzioni private, non sembrava avessero fatto un lavoro così eccelso.
Naturalmente Romney aveva tutto il diritto di esprimere la sua opinione, tuttavia, secondo l’etichetta delle relazioni internazionali, non è considerato espressione di bon ton criticare chi ti ospita.
Non a caso, le sue parole sono state subito riprese dal primo ministro David Cameron, il quale ha risposto dicendo che il suo paese aveva fatto tutto il possibile per organizzare al meglio le Olimpiadi, anche se non era stato facile, considerato che gli inglesi avevano dovuto operare in un contesto altamente urbanizzato, molto differente dal lavorare in luoghi isolati e fuori dal mondo.
Il riferimento di Cameron, molto tagliente, era alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City, organizzate proprio da Mitt Romney nel 2002, in un ambiente molto diverso, poco antropizzato e lontano dai grandi centri urbani. Anche il sindaco di Londra, Boris Johnson non ha lesinato critiche alle opinioni espresse dal candidato repubblicano. E’ da notare che sia Cameron, sia Johnson sono due esponenti conservatori, così come Mitt Romney.
Uno scambio di accuse non da poco con un alleato di lunga data come la Gran Bretagna che ha posto molti interrogativi sulle reali capacità dell’ex governatore di saper gestire le relazioni internazionali.
Vari commentatori hanno sostenuto che se Romney è stato in grado di alimentare tali polemiche con una nazione legata agli Stati Uniti da una special relationship che risale alla seconda guerra mondiale, cosa potrà mai accadere se in futuro dovesse presentarsi a Pechino come presidente americano?
Non solo, dopo aver scatenato un putiferio con le sue affermazioni sulle Olimpiadi, quando i giornalisti gli hanno chiesto quali fossero le sue posizioni di politica estera e in cosa si sarebbe differenziato da Obama nella conduzione delle relazioni internazionali se fosse entrato alla Casa Bianca, Romney non ha saputo fare altro che schivare la domanda facendosi scudo della buona abitudine, quando si è all’estero, di non esprimere critiche al presidente in carica.
Al che, molti hanno fatto notare che se simile espressione di bon ton era da apprezzare, ciò non voleva dire che il candidato repubblicano alla presidenza non fosse in grado di manifestare alcuna opinione sulle sue possibili future scelte presidenziali sulla scena internazionale.
Un’altra gaffe che, a molti, ha fatto pensare che Romney non abbia alcuna reale opzione su come comportarsi nell’arena mondiale. Ovviamente non è così, ma la sua reticenza sul punto non è stata utile.
Last but not least, per tentare di rimediare alla prima gaffe compiuta sulle Olimpiadi, in un’altra intervista concessa ai media, Romney ha sostenuto che, dopo essere stato due giorni a Londra, si era convinto che l’Inghilterra avesse realizzato davvero un ottimo lavoro nell’organizzare la manifestazione olimpica.
L’ultima gaffe della serie, tale da ridare fiato a coloro che accusano Romney di essere un flip flopper, un politico non fermo sulle proprie posizioni, ma pronto a cambiare opinione a seconda del mutare dell’opinione pubblica.
Un bilancio davvero poco lusinghiero in termini di credibilità internazionale per un uomo che aspirerebbe a diventare il 45^ presidente americano. Dopo un simile inizio, nelle prossime tappe in Israele e Polonia, Romney non potrà che fare meglio di quanto fatto finora.