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Le prospettive dell’Unione Eurasiatica: intervista a Andrej Geraščenko

Creato il 23 luglio 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Le prospettive dell’Unione Eurasiatica: intervista a Andrej Geraščenko

Andrej Geraščenko, analista bielorusso collaboratore di Fond Strategičeskoj Kul’tury, membro dell’Unione degli Scrittori Russi e presidente dell’associazione “Casa Russa”, ha studiato il processo integrativo della nascitura Unione Eurasiatica. Luca Bionda (ricercatore dell’IsAG) l’ha intervistato per noi. Pubblichiamo di seguito la prima parte dell’intervista, in cui si discute proprio delle prospettive dell’Unione Eurasiatica.

 
Molti esperti guardano alla Bielorussia come al punto debole dell’Unione Doganale con Russia e Kazakistan, a causa principalmente della minore presenza di materie prime. Questa è un’analisi corretta, o forse gli analisti occidentali non capiscono che questa unione può raggiungere uno sviluppo complementare, con materie prime dalla Russia e dal Kazakistan lavorate nelle fabbriche siderurgiche e metallurgiche bielorusse?

Il fatto è che, a differenza di Russia e Kazakistan, la Bielorussia ha come problema principale l’assenza di risorse energetiche, in primo luogo di idrocarburi, dal momento che uno dei principali elementi dell’esportazione bielorussa è la vendita di prodotti legati alla raffinazione del petrolio. Peraltro la Bielorussia vende la maggior parte dei prodotti petroliferi raffinati dal petrolio russo ai Paesi dell’Unione Europea. In un certo senso questa è la debolezza e la vulnerabilità dell’economia bielorussa, il suo tallone d’Achille. Tuttavia si può guardare a questa situazione anche da un altro punto di vista: la Bielorussia, scontratasi con una totale mancanza di risorse, è stata costretta a compensare ciò con una grande tecnologia. Se parliamo della percentuale dell’industria metalmeccanica nella struttura della produzione, quella della Bielorussia è nettamente superiore rispetto a quelle della Russia e del Kazakistan. In Bielorussia al momento essa costituisce il 12,8% del PIL, in Russia il 7,1% e in Kazakistan il 2,8%. Ma se lo Spazio Economico Comune tra Bielorussia, Russia e Kazakistan funzionerà a pieno regime, entro il 2030 il distacco aumenterà: l’industria metalmeccanica in Bielorussia costituirà il 16,2% del PIL, in Russia il 9,6%, in Kazakistan il 7,2%. Parlando del settore metallurgico bielorusso, oggi esso costituisce il 2,3% del PIL. Entro il 2030, in correlazione alla crescita della percentuale del settore metalmeccanico, la percentuale del settore metallurgico crescerà fino al 4,2% del PIL. In sostanza, la Bielorussia è la più sviluppata dal punto di vista industriale tra i tre Paesi considerati. Inoltre, la Bielorussia è un Paese orientato all’esportazione di prodotti finiti, mentre la Russia e il Kazakistan sono principalmente legati all’esportazione di materie prime. Dei tre summenzionati Paesi, la Bielorussia è anche quello con l’agricoltura più sviluppata: la costruzione massiccia di 1500 “agro-cittadine” (nuovi centri abitati rurali, qualcosa a metà tra villaggi e piccole città) e gli investimenti nel settore primario hanno portato la Bielorussia ad essere totalmente autosufficiente e a esportare anche in Russia e in Europa. Queste “agro-cittadine” hanno già suscitato l’interesse del presidente del Kazakistan N. Nazarbaev. Bisogna anche tenere in considerazione il fatto che la piccola Bielorussia produce un terzo degli autoveicoli pesanti del mondo, quasi un decimo dei trattori e un sesto del concime potassico. Secondo questi dati la Bielorussia supera di gran lunga il Kazakistan, ma anche la Russia e l’Italia. Oltre a ciò, in Bielorussia si producono tecnologie agricole, camion, tram, filobus, autobus, tecnologie stradali, vagoni merci ferroviari ed elettrodomestici. La Bielorussia è anche un Paese leader per quanto concerne le costruzioni stradali: le strade bielorusse si trovano in condizioni migliori di quelle della Russia e dell’Ucraina, e anche di quelle di alcuni Paesi dell’Unione Europea (Lettonia, Lituania e Polonia). La perenne mancanza di risorse ha portato la Bielorussia a spingersi più avanti di Russia e Kazakistan verso soluzioni a problemi economici e verso l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. La Bielorussia è un Paese leader anche nel campo dell’organizzazione delle città e dei territori. Ovviamente, per molti di questi parametri la Bielorussia è inferiore ai Paesi principali dell’Unione

L'Unione Doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan, futura Unione Eurasiatica
Europea, compresa l’Italia, ma spesso supera nettamente i dati della Russia e del Kazakistan. Perciò, in questo caso, si può dire che l’Unione Doganale sia un accordo conveniente per tutti, con il potenziale bielorusso da una parte e le materie prime e le risorse finanziarie di Russia e Kazakistan dall’altra. Considerando la mancanza di idrocarburi, questa è l’unica possibilità di sviluppo per la Bielorussia, mentre per la Russia e per il Kazakistan è un aiuto sostanziale per una prospettiva di progresso. Oltre a ciò, è necessario considerare che nel 2012, nonostante la formazione dello Spazio Economico Comune con Russia e Kazakistan, anche il ruolo dell’Unione Europea per la Bielorussia come partner commerciale è cresciuto. Infatti, nel gennaio-febbraio del 2012 le esportazioni bielorusse verso l’Unione Europea, rispetto al gennaio-febbraio del 2011, sono cresciute di 2,5 volte, per un totale di 3,7 miliardi di dollari. Allo stesso tempo le importazioni dall’Europa sono rimaste praticamente al livello precedente: 1,1 miliardi di dollari. La Bielorussia, in altre parole, in due mesi ha guadagnato 2,6 miliardi di dollari dal commercio con l’Unione Europea. Il quadro del commercio con i Paesi della CSI non è altrettanto positivo. Nel periodo gennaio-febbraio 2012 le esportazioni verso i Paesi della CSI sono cresciute del 29%, per un valore di 3,1 miliardi di dollari, le importazioni sono salite del 32% per 4,9 miliardi di dollari. Nel complesso il commercio con i Paesi della CSI ha portato la Bielorussia a un passivo di 1,8 miliardi di dollari. I fatti appaiono ancora peggiori con l’analisi della situazione del commercio con i Paesi dello Spazio Economico Comune. A gennaio-febbraio 2012 le esportazioni sono salite del 22% (2,4 miliardi di dollari), mentre le importazioni sono cresciute di quasi una volta e mezzo, raggiungendo 4,7 miliardi di dollari, per un totale di 2,3 miliardi di passivo. Questo squilibrio si spiega innanzitutto con la totale dipendenza della Bielorussia dalle risorse energetiche russe, che costituiscono la maggior parte delle importazioni bielorusse. Se non fosse per il commercio con l’Unione Europea, la Bielorussia non riuscirebbe a far quadrare i conti, nonostante gli accordi raggiunti con la Russia su una questione chiave dell’economia bielorussa: il prezzo per la fornitura di idrocarburi. Per la prima volta, a gennaio-febbraio 2012, la Bielorussia è riuscita ad avere esportazioni maggiori delle importazioni (7,3 miliardi di dollari contro 6,9). Il saldo è stato di 387 milioni di dollari. Per fare un confronto, a gennaio-febbraio 2011 c’era stato un saldo negativo di 1,8 miliardi di dollari. Solamente nel primo trimestre 2012 la Bielorussia ha avuto introiti per 12,52 miliardi di dollari, il che supera del 37,4% il risultato del periodo analogo del 2011. Inoltre la percentuale di entrate dai Paesi non membri della CSI (soprattutto grazie all’esportazione di prodotti petroliferi e di concimi potassici) è salita dal 59,4% al 62,7% del volume totale di entrate in Bielorussia, mentre gli introiti dalla Russia sono scesi dal 34,1% al 30,3%.

Lei ha scritto che “Dallo stato delle relazioni Bielorussia-Russia dipendono il futuro dello Spazio Economico Comune e la creazione dell’Unione Eurasiatica. Può darci maggiori dettagli a questo riguardo?

Esistono diversi gradi di parentela tra i popoli della Russia, dell’Ucraina e della Bielorussia. Dal mio punto di vista, i Russi, i Bielorussi e gli Ucraini sono tre rami separati di un unico popolo russo. L’Ucraina e la Bielorussia sono per la Russia, dal punto di vista etnico, ciò che la Sicilia e la Sardegna sono per l’Italia. Perciò molti sentono che la Bielorussia e la Russia sono molto vicine, come, ad esempio, Austria e Germania. È evidente che se da una parte e dall’altra del confine vivono persone che parlano la stessa lingua (il russo, poiché in Bielorussia quasi nessuno parla bielorusso), che guardano gli stessi film, ascoltano la stessa musica, usano gli stessi social network su internet, si orientano verso gli stessi personaggi mediatici popolari, si sposano tra loro, sono di confessione ortodossa, allora quelle persone, in misura differente, si sentono una sorta di comunità. Perciò le relazioni tra Bielorussia e Russia sono fondamentali per tutta l’Unione Doganale, dal momento che, se non si riuscirà a risolvere problemi tra le parti dello stesso popolo diviso da confini, come la Germania Est e la Germania Ovest nel secolo scorso, allora sarà difficile parlare di comprensione tra la Russia e altri potenziali partecipanti dello spazio geopolitico che si formerà intorno ad essa. A livello mentale c’è davvero poco che ostacoli l’unione bielorussa-russa. Tuttavia la divisione formale dei confini induce le élites di entrambi i Paesi a muoversi con cautela verso l’Unione. Questo è particolarmente evidente da parte della Bielorussia, che teme di perdere la propria sovranità. Ma questo accade sempre. Se la Sicilia, per esempio, dichiarasse l’indipendenza per una qualunque ragione, difficilmente il suo governo si sforzerebbe per tornare velocemente a unirsi all’Italia, dal momento che avrebbe capito molto bene i vantaggi della sovranità – vantaggi per sé stesso, e non per la popolazione. Il Kazakistan, in questo senso, è uno Stato per lo più mongolo-islamico, anche se vicino alla Bielorussia e alla Russia per il comune passato sovietico.

In un recente articolo Lei ha analizzato le fasi delle relazioni tra Russia e Bielorussia dalla fine dell’URSS fino a oggi. Parlando dello Spazio Economico Comune, Lei ha anche messo in luce la discordante politica ucraina, che ha rallentato i processi di unione, per poi abbandonarla improvvisamente dopo la cosiddetta Rivoluzione Arancione del 2004. Come valuterebbe le odierne possibilità e la volontà dell’Ucraina di entrare in queste forme di cooperazione? Non crede che l’ingresso di Kiev renderà quest’unione più efficiente e concreta, creando un blocco di cooperazione dal Mar Baltico al Mar Nero, con il quale l’Unione Europea sarebbe “costretta” a confrontarsi?

L’Ucraina gioca un ruolo assolutamente significativo per il successo della futura Unione Eurasiatica e in generale per il ritorno della Russia sul proscenio mondiale. L’Ucraina non rappresenta un elemento alieno e distante per la Russia. L’attuale capitale dell’Ucraina, Kiev, era la capitale dell’antica Rus’ kievana, la culla delle odierne Russia, Ucraina e Bielorussia. In questo senso, una futura formazione geopolitica senza l’Ucraina e Kiev sarebbe come l’Italia senza lo Stato pontificio e Roma. In Ucraina si scontrano due forze e due tendenze. È importante comprendere che questo ha poco a che vedere con la lotta per la democrazia. Una forza, che aveva a capo V. Juščenko e adesso è rappresentata da Ju. Tymošenko, è orientata verso gli USA e l’Unione Europea, e, per essere più precisi, verso il mantenimento dello status quo dopo la caduta dell’URSS e l’opposizione alla Russia nel suo tentativo di riunire in qualche modo l’area post-sovietica. L’altra parte, incarnata con alcune riserve da V. Janukovyč, tende maggiormente verso la Russia, ma non muove passi decisivi, temendo la secessione dell’Ucraina stessa e le severe contromisure da parte degli USA e dell’Unione Europea. Ma la situazione sta lentamente mutando: in Ucraina iniziano a comprendere che nessuno in Europa li sta aspettando e che, per un Paese di 45 milioni di abitanti, nel migliore dei casi verranno preparati un paio di “piani di partnership e di collaborazione” di nessun valore. Cosa sarà l’Ucraina in questo caso? Un parente povero, che non lasciano entrare in casa e a cui danno da mangiare con un’elemosina per strada. La situazione economica in Ucraina oggi è molto difficile. Nel 2011 la produzione ucraina è stata inferiore di un terzo rispetto al 1990, la produzione di metallo è stata inferiore del 57%, quella dei trattori di 20 volte. Sono stati persi 12 milioni di posti di lavoro qualificato. Per questa ragione 7 milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina in cerca di lavoro. Vengono da voi in Italia, vanno in Spagna, in Portogallo, in Russia, e le famiglie si rovinano. I bambini, lasciati in Ucraina senza genitori, spesso diventano infelici, diventano tossicodipendenti, imboccano la strada della criminalità. Il numero dei capi di bestiame bovini nel 2011 è diventato tre volte inferiore rispetto al 1990. Il numero dei maiali è diminuito di 2,5 volte. Sono cifre molto dolorose. Nell’unione con Russia, Bielorussia e Kazakistan, l’Ucraina avrebbe una possibilità di sviluppo e di progresso. Inoltre l’Ucraina è una parte dell’ex-Unione Sovietica, e una sua nuova integrazione in un’unica comunità sarebbe più facile. Anche a livello di sviluppo tecnologico, per l’Ucraina sarebbe più semplice la collaborazione proprio con i Paesi post-sovietici. Sapete, nel XX secolo l’Europa e l’Italia in verità hanno perso un momento importante: milioni di persone provenienti dall’ex-Unione Sovietica, esasperate dalla povertà, distrutte dal crollo della propria nazione, erano pronte a cercare la fortuna nei Paesi occidentali, come a suo tempo avevano fatto gli Europei andando negli Stati Uniti. Ma non li hanno fatti entrare, non hanno creato nessuna condizione per attirarli e per farli risiedere in modo permanente, per risolvere il problema dell’invecchiamento della popolazione europea. Tuttavia in Europa sono giunte in massa altre persone dal sud, dalle ex-colonie europee, con valori e mentalità completamente differenti. Nell’Unione Sovietica conoscevano molto bene la cultura europea, compresa quella italiana: ascoltavano la musica pop italiana, Adriano Celentano, Toto Cutugno, si divertivano con le commedie sulla vita del ragioniere Fantozzi. Penso che già nel corso della seconda o terza generazione di coloro che arrivavano dall’Unione Sovietica, compresa l’Ucraina, sarebbe stato quasi impossibile distinguerli dagli Italiani, così come gli Italiani che vivono qui da noi si sono mischiati alla popolazione locale. Invece, l’Europa ha chiuso la saracinesca ad Oriente e contemporaneamente non è riuscita a contenere l’ondata di immigrazione proveniente dai Paesi più poveri del Sud, che difficilmente sanno qualcosa di Garibaldi e di Michelangelo, e difficilmente vogliono imparare. In Ucraina, coloro che non volevano solamente svolgere lavori mal retribuiti (questa è una tappa da sempre considerata dalle persone come temporanea e necessaria, ma comunque umiliante), ma volevano anche andare verso l’Occidente, capiscono questo aspetto molto bene, e molti sono delusi. L’amore non è stato corrisposto. E quando nell’amore non c’è reciprocità, subentrano il gelo e un lucido distacco. È possibile affermare che il XX secolo non è riuscito a diventare il secolo dell’unità paneuropea, ed è evidente che Paesi con potenziali importanti, come Russia e Ucraina, non rimarranno per sempre nel limbo dell’Unione Europea, ma inizieranno a costruire un loro mondo proprio. Come sarà questo mondo, e come interagirà con l’Unione Europea ognuno di questi Paesi, se separatamente o nel quadro di un’Unione Eurasiatica, è un’altra domanda, alla quale per ora non c’è risposta. Ma credo che non ci sarà uno scontro tra l’Unione Europea e l’Unione Eurasiatica, o perlomeno non sarà duro. Il mondo è diventato più piccolo e abbiamo tutti bisogno di concordia e di aiuto reciproco davanti alle sfide del futuro.

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In che modo la neonata Unione Eurasiatica è legata ai suoi singoli promotori politici?

La particolarità del nostro sistema politico e della nostra organizzazione sociale è la forte dipendenza della politica interna ed estera dai singoli leader. Perciò le singole posizioni di Putin, Lukašenko e Nazarbaev influenzano in larga misura l’attuale progresso nell’integrazione post-sovietica. Ecco che in Italia Berlusconi si è di nuovo dimesso, ma in Bielorussia non vi si è prestata particolare attenzione. Invece, negli stessi Stati Uniti, è sempre rispettata la continuità del corso politico e dei valori fondamentali della nazione. Da noi, purtroppo, è ancora tutto diverso.

Come vede concretamente il futuro dell’Unione Eurasiatica? Potrebbe andare incontro a una separazione in seguito a un cambio dei leader, a causa delle future elezioni presidenziali? Il comportamento dell’Ucraina nello Spazio Economico Comune sta creando un precedente pericoloso?

La società è divisa, e non c’è una posizione unitaria riguardo alle prossime mosse da fare, perciò non è affatto escluso che l’Unione Eurasiatica possa avere dei problemi nel caso di cambio di uno, due o di tutti e tre i governi. Ciononostante il percorso storico comune spinge i tre Paesi alla cooperazione, e io ritengo che questo aspetto sia compreso anche dalle élites nazionali. Perciò il processo di integrazione può avere delle serie battute d’arresto e addirittura, a volte, dei regressi, ma nel complesso credo che non ci siano alternative. L’unico problema è che la sua velocità e il suo successo dipenderanno dalle opinioni dei leader di Russia, Bielorussia e Kazakistan. L’Unione Eurasiatica può aspettarsi anche dei seri scossoni, soprattutto considerando che altri protagonisti mondiali (gli stessi USA, l’Unione Europea, ma anche l’estremismo islamico e, forse, la Cina) influiranno a modo loro su questi processi, cercando di ottenere dai possibili contrasti all’interno dell’Unione Eurasiatica i propri vantaggi. In questo senso l’operato dell’Ucraina può avere i suoi sostenitori anche in Bielorussia e soprattutto in Kazakistan. Perciò lo sforzo del mondo slavo post-sovietico verso l’unione ancora non significa il successo di queste azioni – bisognerà ancora combattere a lungo per questo.

Quale sarà la reazione delle economie occidentali nel vedere la crescente cooperazione tra Russia, Kazakistan e Bielorussia nell’Unione Eurasiatica? Pensa che la reazione sarà ostile o collaborativa?

Qualunque integrazione e cooperazione prevede vantaggi per tutti i partecipanti al processo solo nel caso in cui si tengano in conto sia gli interessi comuni che quelli individuali. Certo, idealmente l’Unione Europea potrebbe intraprendere una collaborazione seria con la futura Unione Eurasiatica. Intendo dire che la più ricca Europa potrebbe aiutare l’Unione Eurasiatica con investimenti e tecnologie, mentre quest’ultima diventerebbe un importante appoggio a livello di materie prime per l’Europa e un nuovo mercato per le merci europee. Nel caso di una progressiva eliminazione delle frontiere si otterrebbe un enorme spazio dall’Atlantico al Pacifico. Da questo punto di vista all’Europa converrebbe sostenere la creazione dell’Unione Eurasiatica. Tanto più che le nazioni che la formano non hanno ambizioni ad entrare nell’Unione Europea. Per l’Europa sarebbe vantaggiosa la creazione di un ordine geopolitico a est dell’Unione Europea. Se si costituisse un gruppo di nazioni instabili con a capo la Russia nucleare, nazioni esposte alla crescente pressione del sud islamico, le conseguenze potrebbero essere irreparabili. Il problema, tuttavia, è che molti in Europa e soprattutto negli USA, dai quali l’Europa è dipendente, ragionano ancora secondo gli schemi della guerra fredda. Le élites occidentali ritengono che lo stile di vita occidentale liberale sia l’unico possibile, e tentano di imporre la propria visione di organizzazione sociale a tutti gli altri, spesso con l’aiuto della guerra – tra gli altri Iugoslavia, Iraq, Panama, Afghanistan, e oggi alla Libia e alla Siria. Ora si sta verificando il cambio dei regimi e la destabilizzazione di tutto il mondo arabo. La prossima tappa può risultare instabile nel Medio Oriente, e anche nella Russia stessa. Ma anche l’Europa è vicina. Gli Stati Uniti, trovandosi lontano dai teatri della seconda guerra mondiale, ebbero la possibilità di diventare leader dopo la guerra. Ma a cosa serve questo all’Europa? Se tutto il mondo islamico e la Russia si infiammano, forse che l’Europa resterà stabile nonostante queste grandi diaspore islamiche? Da qui anche in Russia, Bielorussia, Kazakhstan e in altri Paesi dell’ex-Unione Sovietica vi è la radicata convinzione che i territori e le materie prime di quei Paesi verranno prese sotto controllo totale. Questi sospetti vengono rafforzati soprattutto dai tentativi degli USA e dell’Europa di imporre le proprie visioni della democrazia – un atteggiamento che nella maggior parte dei casi è percepito come un meccanismo di creazione di regimi fantocci nello spazio post-sovietico. Spesso ciò è ingiustificato e costituisce un retaggio della guerra fredda e della sfiducia verso l’Occidente in generale. Inoltre da noi tradizionalmente si ritiene che l’Unione Europea non sia altro che un fratello minore degli USA. In questo senso la spaccatura tra le élites è enorme. Ma tra le persone questa differenza non c’è, per questo più collaboreremo e più lavoreremo insieme dappertutto, dovunque sia possibile, più sarà chiaro ciò di cui ho parlato all’inizio di questa risposta. Io personalmente ho un atteggiamento di simpatia verso molti elementi dello stile di vita sia degli USA, sia dell’Europa, anche se non ho mai voluto andarci, nonostante ci siano elementi che sono inaccettabili per me: legalizzazione dei matrimoni gay, la distruzione della famiglia tradizionale, il veloce invecchiamento e l’estinzione delle popolazioni europee, che porta al cambiamento della composizione etnica della popolazione a causa dell’emigrazione, ecc. Così pensano molti miei concittadini. I tentativi di imporre tutte queste dubbie innovazioni in prospettiva ci evoca forte antipatia e rifiuto.

(Traduzione dal russo di Roberto Ricci e Ihor Nabokov)


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