Non stronchi mai un libro, mi dicono in molti. E in parte è vero. Immagino che il motivo sia – chiamiamolo così – editoriale: questo blog è nato dal presupposto che la maggior parte delle recensioni in circolazione sono – assurdamente – scritte per chi ha già letto il libro che presentano oppure come sfoggio di sapienza, mentre io cerco di presentare un libro in modo che chi mi legge possa autonomamente farsi un’idea se possa o meno piacergli. Ovviamente c’è un secondo motivo, ed è che dei testi che non mi piacciono per nulla – molti dei quali ormai non li finisco nemmeno, sana ma contrastata abitudine sposata negli ultimi due anni – non faccio minimamente cenno. Resta giusto spazio per alcuni libri di cui conservo un’opinione in chiaroscuro, come questo di Natsuo Kirino. Leggendolo, ho spesso provato la spiacevole impressione che l’autrice giapponese scegliesse sempre la soluzione più facile per proseguire la sua storia. La più facile, in questo particolare contesto, va inteso come la più raccapricciante, torbida, perversa. Perché la storia di queste quattro casalinghe di Tokyo – ah, non ci sono più le casalinghe di una volta, quando quelle esemplari venivano da Voghera! – non è altro che un tuffo nell’abisso di frustrazione e malattia in cui la società moderna – e quella giapponese in particolare – precipita tutti noi e in special modo le donne. Si tratta di quattro persone unite dal comune lavoro in una fabbrica di confezionamento di cibi precotti, turno notturno perché più redditizio e più facilmente conciliabile con la gestione di famiglia e figli. E già questo fa capire il livello di alienazione. All’improvviso, accidentalmente anche se a causa di uno scatto d’ira, una di loro uccide il marito. Le altre l’aiutano a occultare il cadavere dell’uomo e questo è l’inizio, appunto, di un lungo viaggio nell’abisso che ci risparmi ben poco. Di buono c’è che, a contatto con le azioni e i pensieri orribili, le manie e le turbe psichiche dei personaggi che man mano occupano la scena, rendendo il libro, da metà in poi, più complesso e soddisfacente, qualche riflessione viene da farla e questo diventa il pregio migliore del romanzo, che come noir invece mi pare tenga poco: specchiarsi con i nostri mostri personali. Che non è poco. Stabilire se l’ho stroncato, il libro, resta in effetti dubbio.
Le quattro casalinghe di Tokyo, Natsuo Kirino (Neri Pozza, 654 pp, 14 €)
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