Le quindici vite di Nash

Creato il 28 gennaio 2012 da Basketcaffe @basketcaffe

La storia del basket di tutti i tempi è costellata da giocatori straordinari, validi gregari o atleti semplicemente inconsistenti. Tutti ricevono in dono un lasso di tempo ben definito per provare a scrivere la propria pagina di storia del basket, nel bene e nel male.
Tra questi giocatori, però, uno sembra essere il Benjamin Button del basket NBA. E’ entrato in questa lega in punta di piedi (15esima scelta al draft del 1996) ed anno dopo anno ha migliorato se stesso, diventando il “rappresentante” principe del ruolo di Playmaker. Se da grande sogni di fare il play, vai a seguire le lezioni del basket, secondo Steve Nash.

Il buon Nash ha attraversato (e attraversa tutt’ora) una fase di radicale cambiamento nel concetto di point guard nel basket americano. Il Nash che tutti hanno la fortuna di vedere sul parquet, è sempre (anche dopo 15 primavere passate nella National Basketball Association) uno spettacolo che fa bene al basket.
Non c’entra nulla con i playmaker-atleti che hanno consumato le scarpe nei playground, non ha il fisico pompato di un quarter back prestato all’NBA e nemmeno il chiodo fisso dell’affondo a canestro a tutti i costi.

Eppure con il suo gioco eccellente e mai banale, fatto di assist, transizioni veloci, intelligenza e spirito di sacrificio, regge ancora benissimo il confronto con le “nuove star” della cabina di regia quali Paul, Rondo, Rose, Westbrook, Wall etc.
E reggere il confronto vuol dire non solo presentare numeri e statistiche sulla quale confrontarsi, ma sopratutto seguire un concetto (quello del vero ruolo del playmaker) che con Nash in NBA non è ancora sparito del tutto dall’immaginario collettivo.

Nash al contrario di molti suoi colleghi di classe ’74 riesce ancora ad essere un “fattore determinante” in un ruolo che richiede grande impegno, sopratutto a livello fisico. Anche quest’anno viaggia a 14.5 punti e 10.4 assist (9 volte in doppia cifra) ed è addirittura primo nella classifica degli assist-man della Lega! Chi ne beneficia sono ovviamente i suoi compagni come ben sanno i vari Stoudemire, Diaw, Richardson (nel passato) e Frye e Gortat (adesso); non a caso il centro polacco viaggia quest’anno a 15 punti di media (a cui aggiunge 10 rimbalzi) con quasi il 56% dal campo.

Tanti rumors intorno al nome di Nash, ricercato da tantissime squadre che hanno bisogno di un leader oltre che di un giocatore in grado di gestire il pallone. Phoenix è in attesa di ricostruzione e confrontando questi Suns con il “mucchio selvaggio” di contender delle ultime piazze valide per la post season appare difficile collocare la squadra di Gentry nel tabellone dei prossimi playoff.
Nash merita senz’altro la possibilità di lottare per il titolo e venir considerato la chiave di volta dopo 37 primavere con 15 anni di carriera a grandi livelli è senza alcun dubbio un attestato al merito; lui continua a dirsi felice ai Suns e la società ha già respinto diversi attacchi, ma sembra chiaro che se dovesse arrivare l’offerta di una squadra davvero importante (Lakers? Heat? Magic?), il canadese dovrebbe farci un pensierino.

Tanti auguri di mille altre partite a grandi livelli per grande Steve Nash.



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