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Quei film che facevano da sfondo alle serate della nostra spensieratezza restano davvero una piccola seppur preziosa parentesi della mia vita cinefila ed è incredibile vedere come "oggi" i "miei" film siano così distanti da quelli che un tempo osannavo e mi facevano scalpitare il cuore.
Eppure, tra gli amori di "Beverly Hills" e quelli di Dowson's Creek, io ogni tanto mi prendevo una pausa, mi assentavo e uscivo fuori da quella (quasi) obbligata fase segnata dai miei 16 anni. La mia sete cinematografica aveva voglia di film che spronassero a sognare, a credere nelle favole degli amori nati in quelle interminabili sere d'estate e, ammettiamolo, forse questa delicatissima "tappa" l'abbiamo toccata un po' tutti, chi più chi meno. Nelle mie pause solitarie invece c'erano i film che nessun amico o amica avrebbe mai e poi mai voluto vedere, quei film che iniziavano in quegli stessi anni, piano piano, a conquistarmi. Scoprivo lentamente il cinema di Ettore Scola, di Fellini, Monicelli, De Sica fino ad allontanarmi più in la, verso il mondo di Kubrick, Hitchcock, Spielberg, e Burton...
Si, insomma questo meriterebbe un approfondimento a sé, la realtà è che questa mia "spropositata" premessa serviva a introdurre il film di cui vi vorrei parlare, Le ragazze del Coyote Ugly.
Il sogno di Violet era un po' il sogno di tutte noi, quello di sfondare nel mondo della musica come cantautrice. Dopo svariati rifiuti da parte di Case Discografiche, la giovane trova lavoro in un noto locale di New York, il Coyote Ugly. Per una ragazza del New Jersey adattarsi ai ritmi frenetici di New York e dei frequentatori abituali del Coyote certo non è facile. Tra esibizioni sul bancone, lap dance e ondate di alcool a grande richiesta Violet imparerà a farsi apprezzare, vincendo la paura di esibirsi in pubblico, fino a diventare una delle ragazze più amate dagli "spettatori".
Diciamo che il regista David McNally sapeva bene come conquistare il suo pubblico, un film leggero quanto basta, carico di ritmo stile "country" e ragazze mozzafiato che tanto sarebbero piaciute al nostro Tarantino. Una protagonista dolce e ingenua, interpretata da una graziosa Piper Perabo, con un sogno da custodire, la tipica incarnazione dei nostri ideali femminili, almeno dei tempi che "furono". Un amore che bene si sposa a quel sogno, un padre dall'aspetto duro ma dalla pasta tenera (John Goodman), una canzone che da sola bastava a far girare la testa a noi giovani sognatrici, Can't fight the Moonlight (Nel film vediamo anche la cantante LeAnn Rimes) .
Non so cosa mi abbia spinto oggi a parlare delle Ragazze del Coyote Ugly, forse il ricordo di un film che con poco sapeva conquistare, perché meno pretenziose erano le nostre attese, forse la tenacia con cui un giovane riesce a lottare pur di salvaguardare un sogno, e forse, (e soprattutto) perché mi ricorda terribilmente il tempo in cui anch'io vedevo l'America come la terra delle opportunità, la patria dei "sogni"...
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