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Le ragioni di un grido

Creato il 10 luglio 2013 da Peolaborghese @mesosbrodleto

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Quella tra immigrati e autoctoni è una lotta antica quanto la disputa sulla nascita di uovo e gallina. Nel tempo è mutata la situazione sociale, se anni fa erano i lavoratori a spostarsi e ad essere vessati sia dal padrone che dai suoi compaesani, oggi tocca a studenti e precari di vario genere. Si emigra per andare all’università invece che in fabbrica.

L’esperienza personale mi porta a parlare di Pisa, dove la situazione non è proprio uguale a quella delle altre città universitarie. Non lo è principalmente perché pisamerda è un urlo conosciuto e apprezzato in tutta italia –merito dei livornesi? chissà –, non vale lo stesso, ad esempio, per Perugia, dove l’università è grande ma Perugiamerda lo urlano soprattutto i ternani. Non che Perugia non abbia i suoi terribili problemi, ma Pisamerda, insomma, va oltre il campanilismo.

La difesa tipica del pisano a tali insulti rende al meglio le caratteristiche di questi simpatici esseri alimentati a luminare: “boia se dici tanto pisamerda, perché non stai a casa tua?” Vivendo a Pisa si ha la sensazione di sentire questa espressione ovunque. Nei negozi, nei bar, per strada. Sembra sempre di essere di troppo, di impicciare.

C’è però un dettaglio non trascurabile: l’economia pisana si regge sugli immigrati. Le catapecchie del centro affittate a mille euro al mese hanno permesso ai pisani di comprarsi la casina fuori città col giardino, una speculazione tipicamente italiana. Il cliente ha sempre ragione, dice la teoria del commercio. A Pisa, questo non vale. Qui il cliente deve pagare e basta, senza aspettarsi troppo in cambio. Ogni volta che si entra in un bar ci si aspetta di sentirsi dire “il caffè te lo fai da te, ma prima fai lo scontrino”. E’ per questo e per tante altre ragioni (viabilità, clima tropicale,vita poco mondana,enrico letta), che mezzo mondo urla pisamerda. La risposta tipica a osservazioni di questo tipo è: “in tutte le città universitarie è così”. E’ vero, ciò però non toglie i motivi di chi dice pisamerda. Al massimo giustifica chi dice Firenzemerda abitando a Firenze. Per carità, stare a Pisa è una scelta, e la speculazione un facoltà dei pisani, immorale ma comunque più che legittima. Ciò non toglie, anzi lo giustifica, il diritto sacrosanto del cliente di urlare pisamerda. Un buon commerciante si chiederebbe il perché, il pisano scrolla le spalle pensando boiadé.

Ad ogni modo, per concludere qualsiasi discorso sull’annoso tema pisamerda basta una semplice domanda: cari strenui oppositori del grido pisamerda, orgogliosi difensori della pisanità di Galileo e Fi Bonacci, ce lo spiegate perché quasi più nessuno di voi abita in centro a Pisa? Chi, come me, urla pisamerda almeno abita a Pisa, non a Calci,Cascina,San Giuliano,Pontedera e via dicendo. Facile parlare dal proprio giardino dove la sera tira l’arietta, senza magrebini che si scannano sotto casa.  Venite in trincea, venite a Pisa, e poi vediamo cosa ne pensate.



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