Le Rame di Napoli e i racconti di mia madre!!

Da Resyrm

Fino ai 9 anni di età per me i primi di novembre erano i giorni in cui avrei accompagnato zia Rosa o mia madre per portare i fiori a quella nonna Teresa che non avevo mai conosciuto ma di cui sapevo tutto o quasi grazie ai racconti di mia madre. In effetti si chiamava Marianna Teresa ma non ho mai saputo per quale ragione l'avessero sempre chiamata solo Teresa, mentre mio nonno la chiamava affettuosamente Resina (questo diminutivo di dice qualcosa???).
Ero affascinata da quelle statue che ritraevano giovani spose, angeli, bimbi che giocavano a nascondino e di ognuna mia madre pazientemente mi raccontava cosa rappresentavano leggendomi quello che era scritto sulle lapidi fino a quando non fui in grado di leggerlo da sola.
Acceleravo il passo davanti a mamma (non si poteva correre, altrimenti sarei schizzata come una lepre) per riuscire a vedere le foto di quello che mi incuriosiva di più, il campo dei bambini. Quando lei mi raggiungeva doveva spiegarmi perché c'erano tanti bimbi appena nati (difficile spiegarlo ad una bimba di pochi anni) e non capivo perché non potevo fare apprezzamenti sulle foto di alcuni bimbi che certamente non si potevano dire degli splendori, in contrasto stridente con quanto le mamme avevano fatto scrivere sulla lapide!!
Quanta pazienza deve aver avuto mia madre!! ;-)
Non capivo perchè sia mia madre che mia zia in quel posto avevano un velo di tristezza negli occhi anche se cercavano di trattenere il sorriso ai miei commenti innocenti!
L'ho capito quando anche nonno Vincenzo, l'unico nonno che abbia conosciuto, a ben 93 anni ci lasciò. Avevo 9 anni ed il ricordo della sua pasta c'anciova a mare e muddica che ci mangiavamo insieme non mi abbandonerà mai, come il profumo della sua pipa o del suo toscano!
Tante volte mamma mi aveva raccontato che da piccolina, prima a Palermo e poi anche a Roma, i regali li riceveva il giorno dei morti e non per la Befana come noi, e questa cosa mi piaceva, era come se chi ci aveva lasciato ci continuasse a pensare facendoci toccare con mano il suo affetto.
Mi descriveva i dolci che mangiavano in quei giorni (non era come ora che con la globalizzazione riusciamo a gustare prodotti tipici anche di luoghi lontani) e con la fantasia immaginavo quelle prelibatezze, consolandomi con un cannolo siciliano (una delle poche specialità siciliane che già si erano fatte conoscere in tutta Italia).
In Sicilia, come anche in tanti altri luoghi del nostro bel paese, il culto dei Santi e dei Morti continua come 100 anni fa, e lì ovviamente la festività di Halloween non ha alcun senso.
Questi dolcetti tipicamente catanesi (chiamarli solo biscotti vorrebbe dire sminuirli) quasi sicuramente mia madre non li conosceva, ma farli me la fa immaginare bambina.
Da quello che ho letto sul web la loro origine dovrebbe ricondursi al Regno delle due Sicilie, quando i Borboni dopo aver annesso la Sicilia al Regno di Napoli coniarono delle monete in lega di rame al posto delle più preziose in lega d'oro e d'argento.
I catanesi per l'occasione inventarono la loro versione dolce di queste nuove monete, le "rame di Napoli".
Ho seguito la ricetta di Francesco de "La cucina degli angeli" che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare come persona, vi riporto di seguito la sua ricetta, ho solo fatto delle piccole modifiche comunque insignificanti che poi vi dirò.
Ingredienti: (per 30 rame di Napoli)
500 gr di farina 00
400 gr di latte
220 gr di zucchero di canna
120 gr di cacao amaro
2 uova
30 gr di miele di acacia
100 gr di marmellata di arance
1 bustina di lievito per dolci
una punta di cucchiaino di vaniglia in polvere
60 gr di burro fuso freddo (io ho utilizzato 60 gr di margarina)
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
7 chiodi di garofano in polvere
un pizzico di sale
Per la copertura
500 gr di cioccolato fondente extra (io ne ho utilizzato per metà rame 250 gr fondente e per l'altra metà 250 gr al latte)
pistacchi di Bronte spellati e tritati (io non ne avevo a sufficienza ed ho utilizzato delle nocciole tritate)
Per prima cosa ho miscelato in una ciotola tulle le polveri setacciate insieme al sale con un cucchiaio di legno.

Ho quindi unito le uova leggermente battute con lo zucchero, il miele e la marmellata, versato quindi a filo sia il latte che la margarina fusa e fatta freddare ed ho mescolato per ottenere un composto omogeneo.

Con l'aiuto di 2 cucchiai ho formato le rame sulla carta da forno con cui ho foderato la leccarda del forno, distanziandole tra loro poiché in cottura aumentano di volume.

Ho quindi fatto cuocere per 10 minuti a 180°in forno già caldo.

Una volta raffreddate ho immerso solo la parte superiore di metà delle rame nel cioccolato al latte fuso (visto che a due figli non piace il fondente), mentre l'altra metà le ho immerse nel cioccolato fondente sempre fuso.
Non avendo sufficienti pistacchi, ho guarnito con delle nocciole tostate e tritate quando il cioccolato era ancora caldo.


Si tratta di dolcetti dal gradevole sapore speziato al profumo di arancia e visto che a Catania si possono trovare per tutto il mese di Novembre perché non farli prima che il mese finisca?? Vedrete, non ve ne pentirete!

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