Magazine Salute e Benessere
Seconda levata di scudi delle Regioni contro Renzi: come si ricorderà, il mese scorso c'era già stata una ribellione aperta e trasversale tra tutte le diverse forze politiche sull'ipotesi di tagli alla Sanità per 3 miliardi, oggi come in un rigurgito incoercibile, il problema si ripresenta nel DL stabilità, approvato dal governo, sotto forma di tagli (generici) alle Regioni nella misura di altri 4 miliardi da sommare agli 1,75 miliardi già tagliati dai precedenti governi: in realtà le Regioni potranno ammortizzare queste riduzioni del finanziamento evidentemente risparmiando appunto sulla sanità e sui trasporti e/o anche appesantendo alcune tasse.
Tutti i presidenti regionali gridano al tradimento: è stato violato il patto per la salute, l'intesa sottoscritta il 10 luglio scorso, che stabiliva il piano di investimenti nel settore sanitario per il triennio 2014-2016.
Nell'annuncio che ne diede all'epoca il Ministero della Salute, si legge testualmente:
"Dopo anni di tagli lineari le Regioni avranno certezza di budget ..."
Insomma oggi sembra che questa "certezza di budget" non ci sia e le cose invece stiano in modo del tutto diverso.
I presidenti delle Regioni dichiarano di non poter assorbire i tagli a meno di non incidere appunto sul portafoglio dei servizi sanitari e sui trasporti.
La ribellione anche oggi coinvolge trasversalmente i presidenti regionali indipendentemente dall'area politica di appartenenza, solo i leghisti si distinguono in particolare perché la loro linea di ragionamento è che Renzi i tagli li può anche fare, purché non riguardino le Regioni del nord, che sarebbero quelle virtuose in confronto con altre (quelle del sud?) scialacquone.
Chiamparino (PD) governatore del Piemonte e presidente della conferenza delle Regioni, dice che o si tocca la sanità o si aumentano le tasse: i soldi da qualche parte bisogna prenderli per far funzionare i servizi.
Giusto per la cronaca sembra che i servizi a costo zero non possano aver vita se non sulla carta, ma non al di fuori di essa, nel mondo reale ... e di questo se ne sono accorti anche al sud.
Luca Zaia (LN) governatore del Veneto, insiste molto sulle Regioni virtuose (tra le quali evidentemente si include) puntando il dito sugli altri e lì, conti alla mano, ci sarebbe effettivamente da verificare ciascun servizio cosa effettivamente costa e cosa effettivamente offre, ma in linea di massima, siccome al nord molti servizi esistono realmente e funzionano, c'è da supporre che abbiano un costo e che nel loro complesso costino globalmente qualcosa in più del non averli affatto, come purtroppo accade ad alcuni altri.
Ma è inutile fossilizzarsi su questi dettagli: fatto sta che Renzi passa al contrattacco raccomandando di eliminare gli sprechi, ma non è neanche questo il punto: se le Regioni dovranno aumentare le tasse, è inutile propagandare che le si sta riducendo, se la Sanità, specie al sud deve chiudere è inutile sottoscrivere i patti per la salute.
Se riducendo i servizi non si crea occupazione e non si può assumere, è inutile raccontare che così si combatte la disoccupazione, se chi lavora deve farlo senza guadagnare il necessario a nutrirsi e per mettere un piatto a tavola ha bisogno di intaccare e spendere i propri risparmi, inutile presentare il tfr in busta paga come una generosa elargizione del premier.
Insomma se la politica è sempre quella di correre dietro ad un chimerico pareggio di bilancio e sempre a spese dei famosi altri, è molto difficile a questo punto che si arrivi a concretizzare qualcosa di utile: gli altri sono la maggioranza, sono senza servizi e sono alla fame.
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