14 maggio 2012 Lascia un commento
Non solo, perche’ trovo il suo nome come sceneggiatore di "Una vita al massimo", "Pulp fiction", "Silent Hill" e "Beowulf", titoli sufficienti a erigergli un piccolo tempietto all’ingresso di casa. Viene fuori poi che "Le regole dell’attrazione" e’ un film girato benissimo, zeppo come un uovo di soluzioni tecniche molto interessanti per non dire innovative, in un adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Bret Easton Ellis per il quale, a chi mi segue non parra’ strano, stravedo.
Non credo a questo punto vi siano condizioni migliori per osannare la realizzazione di un film divertente, ben scritto e tecnicamente ineccepibile.
La storia e’ nota per i fan di Ellis o per chi ne ha apprezza le suggestioni.
Ambientato a Camden, piu’ che college, un avera fucina di pazzi deviati, stando al suo autore e difatti e’ la storia di alcuni ragazzotti che nel corso dell’anno metteranno in pratica quanto di meglio la giovane eta’ e i soldi del papa’ possono permettere, condito da un sano senso d’onnipotenza amplificato dalla droga e dal vizio a livello ennesimo.
Regia e sceneggiatura ne fanno un’opera carica d’ironia ben maggiore del testo originale senza si badi bene stravolgerlo. Si e’ testimoni di nefandezze decisamente fuori scala ma stemperate nella risata, certo amara se ci si riflette ma non di meno piacevole soprattutto se ci si fa trascinare dagli eventi col giusto spirito goliardico, alla "Trainspotting" per intenderci, simile nelle menti sconvolte dei personaggi, non fosse per l’opposto stato sociale e modus vivendi, s’intende.
Bravo Roger Avary, bravi tutti, film da non perdere sotto ogni punto di vista.