Pesanti interrogativi sull’attività e le opere dell’attuale Presidente della Provincia di Trapani onorevole Mimmo Turano vengono sollevati da un articolo a firma di Angela Camuso dal titolo “Trapani connection – Le relazioni pericolose del presidente Turano“, pubblicato a pagina 10 dell’edizione di ieri, 23 settembre 2010, del quotidiano l’Unità e richiamato da un titolo in prima quanto mai esplicativo “L’ombra della mafia sulla provincia di Trapani“.
Secondo l’articolo una informativa curata dalla DIA di Palermo, e consegnata tempo or sono al Tribunale di Trapani, conterrebbe un intero capitolo dedicato alle relazioni intrattenute dal Presidente con personaggi coinvolti in diversa misura e grado in inchieste per fatti di mafia.
Questo l’articolo:
“Trapani connection Le relazioni pericolose del presidente Turano
Informativa della Dia sulle frequentazioni del politico Udc che guida la Provincia
L’ombra del boss Messina Denaro e gli intrecci con aziende in odore di mafia
L’inchiesta
ANGELA CAMUSO – Roma
Le carte che inguaiano il presidente della Provincia di Trapani Girolamo Turano. Copiose e particolareggiate, parlano di rapporti di affari e di frequentazioni tra il politico eletto nelle file dell’Udc e personaggi vicini a Cosa Nostra e sono tutte contenute nell’informativa inviata al Tribunale di Trapani dalla Direzione Investigativa Antimafia con cui è stato chiesto – e ottenuto, la scorsa settimana – il sequestro dell’immenso patrimonio dell’imprenditore Vito Nicastri, nato ad Alcamo, re del business dell’eolico nell’isola, uomo al centro di numerose inchieste a fianco di esponenti mafiosi e considerato dagli investigatori il collegamento tra la criminalità organizzata e il potere politico locale. L’informativa in questione dedica un intero capitolo ai rapporti tra Nicastri e Girolamo Turano, suo compaesano, classe ’65, ex consigliere Regionale Udc nella scorsa legislatura dell’Ars.
Cognome noto il suo visto che a ottobre del 2008 si seppe di indagini per associazione mafiosa a carico di suo padre Vito. Ora, nel tentativo di far luce sulle relazioni pericolose intrattenute dal presidente della provincia trapanese stanno lavorando, senza tuttavia aver iscritto Turano nel registro degli indagati, i pm Padova e Scaletta della Dda di Palermo, proprio a partire dagli elementi di indagine raccolti dalla Dia. Stando ai documenti contenuti nel fascicolo, infatti, il politico Udc non soltanto risulta aver partecipato a società riconducibili a Nicastri, ma emerge anche che sua moglie Monica Di Simone (figlia di Michele a sua volta indagato per sospetti rapporti con Cosa Nostra e, secondo i pentiti, vicino a Leoluca Bagarella) ha fatto affari con uomini segnalati in compagnia di Matteo Messina Denaro.
E risulta anche che Turano, il 3 aprile 2007 abbia compiuto un volo suun jet privato per Tunisi in compagnia di personaggi come Gioacchino Lo Presti di Alcamo (indagato tra le altre cose per aver favorito la latitanza di Alessandro Gambino), dello stesso Vito Nicastri, di tal Filippo Inzerillo e di un veronese, Franco Bogoni, imprenditore dell’eolico, in affari con Nicastri e il cui nome è comparso tra le compravendite delle società coinvolte nell’indagine del febbraio 2009 denominata “Eolo”. Una inchiesta che rese la possibile la scoperta, come scrissero i magistrati della Dda di Palermo, di «un rapporto corruttivo trilaterale, che ha visto come soggetti contraenti l’imprenditore, il politico, il mafioso».
Peraltro, il costo del volo per Tunisi, 25.000 euro, su un aereo della società “Alivens S.r.l.”, con sede presso l’aeroporto “Catullo” di Villafranca di Verona, risulta essere stato fatturato a una società dell’imprenditore Bodoni, la Veronagest S.A., con sede a Lussemburgo.
Annotano a seguito di tale informazione gli investigatori della Dia: «Si rappresenta che all’epoca del volo Girolamo Turano, onorevole eletto all’Assemblea Regionale Siciliana, era membro della Commissione Attività Produttive dell’Assessorato all’Industria e al Commercio della Regione Sicilia e per un periodo ha anche ricoperto la carica di Presidente della citata commissione».
Su queste vicende Turano non è stato ancora convocato dalla procura di Palermo, ma stando a quanto trapelato i pm sono intenzionati a capire se il politico abbia agito in virtù del suo ruolo prima in commissione regionale e poi al vertice della provincia per favorire le imprese di Vito Nicastri e dei personaggi in odor di mafia che sono in affari con quest’ultimo, di recente finito nel mirino della Dda per via di società a lui riconducibile, la “Sud Wind S.r.l.”, che è risultata, scrive la Dia «essere al centro dei favori e degli interessi della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo». Dovrà spiegare, Turano, il suo ruolo in qualità di sindaco effettivo nella Tea srl, operante nel settore dell’edilizia. Azienda costituita a seguito della liquidazione di un’altra società, “La Sout Fork”, il cui Presidente dell’assemblea risulta essere un personaggio come Giovanni Ditta, trapanese, in rapporti con il superlatitante Denaro e anche con il boss Giovanni Virga. E nell’informativa della Dia si citano anche i rapporti parentali, non solo con riferimento al padre Vito, del discusso presidente della Provincia di Trapani. Suo zio, Pasquale Turano, è infatti stato indagato per associazione mafiosa e violazione delle leggi urbanistiche e suo nipote, Giuseppe Indovina, è stato rinviato a giudizio per avere in concorso firmato due carte di identità, rilasciate dal comune di Alcamo, intestate a falso nome e con accanto la fotografia di Matteo Messina Denaro, considerato il finanziatore occulto proprio dell’impero di Vito Nicastri.
da L’Unità