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Le riflessioni del cardinale Maradiaga sul popolarismo sturziano

Creato il 15 maggio 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

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Nella prefazione al volume “Governare bene sarà possibile. Come passare dal populismo al popolarismo” di Giovanni Palladino, il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, propone alcune riflessioni sul rapporto tra persona e società e sulla possibilità di realizzare una politica e una economia che siano davvero al servizio del bene comune

La politica è una vocazione altissima; è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune”: Maradiaga cita le parole dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, definita come “l’ultimo anello” della riflessione che, a partire da Leone XIII, ha costituito il nucleo della Dottrina Sociale della Chiesa; un “articolato percorso” volto “a ribadire che la dimensione sociale, politica, economica della società non può essere gestita dalle pure leggi del mercato, ma – al contrario – richiede che tali leggi siano a misura di persona, siano finalizzate allo sviluppo integrale della persona e della società”.

Non è un caso che nel discorso siano citate proprio queste due dimensioni, quella sociale e quella personale, che caratterizzano l’essenza più profonda del pensiero di Sturzo. Sulla stessa linea si situano le parole di papa Francesco quando ci parla della dignità della persona e del bene comune, che “stanno al di sopra della tranquillità di alcuni che non vogliono rinunciare ai loro privilegi. Quando questi valori vengono colpiti, è necessaria una voce profetica”.

Così come profetica, anche se inascoltata, è stata la parola di don Luigi Sturzo, il quale soleva precisare di non essere un politico ma un sacerdote – e che sostanzialmente era al servizio della politica proprio in quanto sacerdote, avendo fatto suo l’appello di Leone XIII: “Uscite dal chiuso delle sacrestie e andate verso il popolo”, e l’invito di Gesù agli apostoli riuniti nell’Ultima cena: “Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve”.

Maradiaga continua affermando che “è proprio grazie alla sua preziosa esperienza – in stretto contatto con i problemi del popolo e al suo intelligente impegno per ricercarne le soluzioni più valide – che don Sturzo è poi riuscito a elaborare un metodo di governo non solo tuttora attuale, ma anche attuabile: il popolarismo”. Un metodo che viene descritto “con efficace sintesi” nel volume di Giovanni Palladino e “la cui storia merita di essere conosciuta, soprattutto dai più giovani”, perché a loro spetta tradurlo “nel concreto della società civile. Una società che oggi soffre in tutto il mondo per la diffusa sfiducia dei governati nei confronti dei governanti, sino ad arrivare non solo ad una politica, ma anche ad una economia che uccide”.

Maradiaga accoglie quindi con convinzione l’invito dell’autore del libro ad attuare un popolarismo “globalizzato”, perché “dopo tanti errori e omissioni, è tempo che una nuova generazione di cattolici impegnati in politica ne apprezzino il valore e, come don Sturzo, lo utilizzino al servizio del bene comune”.

Il vero potere è servizio”, ha affermato papa Francesco; e il Cardinale insiste che “bisogna farlo prevalere sui tanti poteri falsi che ancora prevalgono nel mondo. È utopia che questi poteri possano essere sconfitti dal popolarismo, ossia dalla giusta forza della sovranità popolare?” Per la risposta a questa domanda è chiamato in causa ognuno di noi.

Ricordando che “nessun sistema politico o economico può funzionare bene senza spazi etici e senza il massimo rispetto per la dignità dei lavoratori”, Maradiaga conclude riportando le parole di don Sturzo: “la politica senza etica non è politica, ma sopraffazione, mentre l’economia senza etica è diseconomia e prima o poi è destinata a fallire”.

MC


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