©2012 Fulvio Bortolozzo.
"Chi cerca quello che non deve, trova quello che non vuole". La nostra proverbiale saggezza popolare sancisce da sempre questa banale regola di sopravvivenza. Lo sappiamo tutti, siamo adulti e vaccinati. Ai bambini lo si deve però insegnare e, in famiglia o a scuola, la lezione arriva presto, tra le prime della vita. Articolo uno della convivenza italica: "Fatti i fatti (cazzi) tuoi".Non mi stupisce quindi che molti compatrioti reagiscano con violente dichiarazioni di dissenso, quando non con veri e propri insulti personali, a vicende come quella recente delle due nostre giovani concittadine rapite in Siria e, per loro fortuna, ritornate sane e salve. Esse non sono state educate a modino ed hanno infranto bellamente il primo articolo della vera Costituzione nazionale, quella non scritta sulla carta, ma nella mente di tutti noi.
Superato lo sdegno per una simile offesa al buon senso comune, prima di archiviare il caso e passare ad altro, nel vuoto siderale di un'autentica riflessione collettiva sugli eventi che ci capitano, c'è forse ancora un poco di tempo per potersi chiedere: "Perché?". Perché due ventenni nostrane sono finite tra le grinfie di un lupo siriano come novelle Cappuccetto Rosso? Addirittura, come nella fiaba, andando di loro spontanea volontà nella tana del lupo, travestito da amico (nonna)?
Tra le risposte possibili, e le peggiori sono già state date in questi giorni, penso si possa anche dire che a condurre vite concentrate solo sui fatti propri si finisce per morire prima del tempo. Morire dentro. Un corpo apparentemente sano ed efficiente dove però chi sta nella cabina di comando è già nella fossa. Niente paura, c'è comunque il pilota automatico delle abitudini, delle convenzioni imparate e fatte proprie alla guida del corpo. Non si rischiano inchini pericolosi perché l'inchino è proprio la posizione che il corpo assume quando è in questa situazione. Una vita alla Bristow, l'impiegato a fumetti inventato dall'arguta matita di Frank Dickens il cui motto è: "M'impiego, ma non mi spezzo". A vivere inchinati, piegati, si corrono molti meno rischi. Lo sguardo si fissa sui propri piedi e non si guarda mai negli occhi nessuno. Si può campare cent'anni senza problemi. Poi muore anche il corpo.
Penso che troppi tra quelli che ora rimproverano Greta e Vanessa siano offesi dal fatto che queste ragazze vogliono camminare erette, vogliono poter guardare negli occhi coloro che invece gli inchinati si compiacciono di sbirciare anonimamente sui media. Esse sono la prova evidente che la vita gli esseri umani possono viverla in posizione eretta. Se però non lo fanno, non succede loro nulla di male, anzi. In fondo, le scimmie non fanno una brutta vita.