Ho parlato ieri della riforma dell’istruzione in Turchia, definitivamente ratificata con la firma del presidente Gül. Sul blog kemal-leghista – la cosa chissà perché non mi sorprende – viene proposta un’interpretazione fuorviante di alcuni aspetti fondamentali, ovviamente in chiave anti-Islam e anti-Akp. Scrive infatti la collega: ”In realtà potrebbe non essere finita. Spero sinceramente di aver letto male, ma ho notato su alcuni quotidiani che si parlava anche di una riforma (possibile) dell’università, la cui gestione passerebbe sotto il consiglio dei Ministri. Come sapete adesso chi frequenta le Imam-Hatip non ha accesso a molte facoltà. Se la regolamentazione passa sotto il governo non mi sorprenderei se le regole dovessero cambiare e a quel punto mi sentirei di condividere molte delle preoccupazioni che sento in giro sul futuro del Paese.“
Sono doverose due precisazioni. Primo, come ho già spiegato ieri le scuole per predicatori (imam hatip) hanno un curriculum non limitato a materie teologiche ed esteso invece a discipline umanistiche e scientifiche: un curriculum completo! Secondo, fino al 1999 gli studenti di queste scuole potevano accedere – previo esame di ammissione – a qualsiasi facoltà universitaria: ed è solo dopo il colpo di stato del 28 febbraio 1997 che è stata imposta – imposta, in modo assolutamente anti-democratico – la restrizione delle frequenza esclusivamente della facoltà di teologia. Nei fatti, insomma, il governo ha semplicemente ripristinato le scuole medie di imam hatip (abolite sempre dopo il colpo di stato del 1997) e se passasse la ventilata riforma universitaria ripristinerebbe la libertà di scelta che esisteva prima del 1999. Libertà di scelta, democrazia: concetti indigesti per chi vorrebbe imporre le proprie preferenze agli altri, con qualsiasi mezzo a disposizione.