Voi vi chiederete il perché di una curiosità così insolita e potenzialmente controversa ed anche il perché proprio sette poesie: il motivo forse è che ho amato la corrente cosiddetta ermetica o anche perché un elenco limitato ben si coniuga con le poche parole della poesia breve ed infine perché sia l'uno che l'altro contengono un non so che di oracolare, che viene più facilmente impresso nella mente.
IL NUMERO
Sette è un numero magico: è uno dei più importanti numeri primi (cosiddetti) ed in qualche modo c'è sempre una mitologia che accompagna i principali numeri primi:- Uno è il divino filosofico e religioso.
- Tre è il numero perfetto, a sua volta divinizzato nella trinità.
- Cinque è il numero delle dita di una sola mano ed è la prima numerazione che apprendono i bambini: contando tutte le dita delle mani e dei piedi arriviamo a 20 ed è questo il numero entro il quale si opera nel primo ciclo delle elementari, quando la operatività necessita di un supporto di concretezza.
- Sette è il numero magico delle fiabe, quello richiamato nella dolce cantilena puerile di Carducci: "Sette paia di scarpe ho consumate, di tutto ferro per te ritrovare/Sette verghe di ferro ho logorate per appoggiarmi nel fatale andare/Sette fiasche di lacrime ho versate, sette lunghi anni di lacrime amare...", ma non mancano anche importanti richiami religiosi (i sette vizi capitali, le sette virtù cardinali)
Il fatto è che tutti questi primi numeri sono supportati dalla cognizione del concreto corporeo e pertanto qualunque informazione venga articolata entro questi termini di numerazione (sulle dita) ha migliori possibilità di essere memorizzata.
Scelgo il sette perché la magia è affascinante e perché magico, oracolare e poetico sono attribuzioni che implicano un qualche denominatore comune.
LE POESIE
Il numero dunque può essere una chiave d'accesso a contenuti culturali di diversa natura purché venga usato con leggerezza e buon senso, quindi senza la rigidità riduttiva che finirebbe per renderlo un letto di Procuste.In base alla documentazione reperibile ed alle mie cognizioni in materia, quelle che seguono sono le sette poesie (per le quali non è in discussione l'arte poetica) mai scritte:- Secondo un editoriale pubblicato tempo fa sul Corriere della sera la poesia più corta che sia mai stata scritta appartiene ad un pugile Muhammad Ali, meglio noto come Cassius Clay, le parole del componimento poetico erano state pronunciate durante una conferenza ad Harvard ed erano:"Me We" traducibile come "Io noi". Il binomio di parole, effettivamente brevissime è stato considerato poesia (peraltro non intenzionale) per la suggestione di uno stretto abbraccio solidale, che riesce a suggerire nella percezione immediata di chi ascolta o legge.
- L'altro binomio verbale sul quale sicuramente vale la pena di fermare l'attenzione è assai più noto ed appartiene ad Ungaretti: "M'illumino/D'immenso". Questa è effettivamente la poesia di un poeta e quindi al contrario della prima, è intenzionale e costruita con una semplicità, una perizia ed una intuizione artistica, propria solo dei grandi. Le parole, come oggetti concreti, vengono di solito espresse, anzi concretamente appunto espirate col fiato: noi moduliamo la nostra voce durante una fase espiratoria, ma queste parole, nella loro immaginifica concretezza, improntano la sensazione di un semplice aspirare a pieni polmoni l'aria fresca del mattino di fronte all'orizzonte del sole nascente. C'è una sorta di inversione del percorso della parola in questi versi, brevi, perché i polmoni non possono contenerne altre: "M'illumino/D'immenso" è tutto quello che può entrare. Il titolo della poesia è "Mattina" naturalmente.
- Il terzo posto lo darei ancora ad Ungaretti: "Si sta come/d'autunno/sugli alberi/le foglie". Il titolo del componimento poetico è "Soldati" ed anche qui in 8 parole l'immagine della grigia e triste staticità della foglia in autunno in silenziosa ed impotente attesa del colpo di vento destinato a reciderla per lasciarla cadere al suolo: il suo destino ineluttabile.
- Bene, se Ungaretti ce l'ha fatta in due parole (che comunque in realtà sarebbero 4 a ben guardare) o anche 8 parole c'è da dire che neanche Quasimodo scherza. Ricordiamo per l'occasione di questa top dei condensati poetici, la sua famosa, quanto sublime: "Ognuno sta solo sul cuore della terra/trafitto da un raggio di sole/ed è subito sera". Per questo componimento qualsiasi parola di commento finisce per essere di troppo, come sabbia gettata addosso a quel punticino umano ripiegato su se stesso sulla superficie del pianeta tra l'avvicendarsi dei cicli degli astri, nella sua infinita solitudine cosmica.
- Notevoli anche i versi di un poeta giapponese, Matsuo Basho, un precursore in effetti, vissuto nella seconda metà del '600 (1644-1694) col suo componimento sul silenzio: "Shizuka sa ya/iwa ni shimi iru/semi no koe". Tradotto: "Il silenzio/penetra nella roccia/un canto di cicale", la sintesi della pace di una natura rupestre che ci fonde in un tutt'uno.
- Indimenticabile Catullo col suo: "Odi et amo.Quare id faciam fortasse requirit/Nescio, sed fieri sentio et excrucior" che tradotto sarebbe il noto ed ormai abusato: "T'odio e ti amo. Ti chiederai come è possibile/Non lo so, ma accade, lo sento e mi tormenta".
- Infine citerò un altro stupendo Haiku dello stesso Basho: "Languore d'inverno:/ nel mondo di un solo colore/ il suono del vento"