Domenica 22 , un mesto giorno d’Aprile, piangente e commosso dalle piogge feconde, alle ore 11, sono state celebrate le solenni esequie di Luigi Fontana, il farmacista milanese, colpito d’ingiusta nece, tradito dagli amici più cari, dopo una protratta agonia comatosa. Le celebrazioni sono avvenute nella Chiesa Madre Santo Spirito: quella madre Chiesa che ha riaccolto i suoi figli era gremita di gente. Le comunità di Castelsaraceno e di San Chirico Raparo, paese della consorte del Fontana, insieme a tanti altri convenuti da tutte le parti, hanno salutato, scossi e lacrimosi, la salma, accompagnata dai cari. Anche il cielo segue il feretro con scrosci, che si confondono con quelle di mani plaudenti e di sospiri, fino alla necropoli a ridosso del poggio Castelveglio. E quell’antica città dei morti ospita per l’eternità da tutto il mondo la raminga prole. Non vogliamo commentare le cause di un delitto più di quanto sia stato fatto dai media, sia il nostro un semplice necrologio, a ricordo di una persona amata e tanto stimata. Eppure a cotanta dose di venefica beva forte era riuscito a resistere per tanti giorni. Luigi Fontana, “Gigino”, come lo chiamavano, era un uomo giusto, che ha dato la vita per il lavoro, un padre esemplare, integro, una persona affabile, gioviale e simpatica, generosa, attenta ai bisognosi. Come tanti giovani aveva preso la via dell’emigrazione negli anni ’70 ed a costo di tanti sacrifici era riuscito a realizzarsi a Milano in tempi non facili, riuscendo a gestire una farmacia. La nostra terra ingrata non poteva a quei tempi, come sempre del resto, offrire un terreno fertile per ingegni così grandi. Pur di famiglia altolocata era semplice e disponibile verso il popolo, che sempre lo ricorda con affetto e stima. Il padre, Oreste Fontana, era un personaggio storico di Castelsaraceno, per molti anni ha rivestito l’importante carica di Segretario Comunale, la madre Angela è stata insegnate di scuola elementare ed ha guidato generazioni di allievi. Per chi lo ricorda, Gigino somigliava molto al padre, sia fisicamente che nello spirito arguto e faceto, nel carattere ilare e nei modi di fare e di essere. La tragedia che ha colpito la famiglia Fontana è stata immane, inaspettata, iniqua. Gigino ha lasciato in tutti coloro che lo conoscevano, e soprattutto in coloro che lo conoscevano bene un immenso vuoto. Vivranno di un mare profondo di ricordi coloro che hanno perso le persone amate. Come recita il libro della Sapienza: «Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo. Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; vera longevità è una vita senza macchia». Non ci sono parole per esprimere il dolore che si prova per la perdita di un uomo così nobile eppure, chiudiamo colle parole dello scrittore persiano Firdusi: «Con la nascita abbiamo ricevuto la vita, dalla vita abbiamo ricevuto la giovinezza, dalla giovinezza abbiamo ricevuto l’amore, dall’amore il dolore e dal dolore abbiamo ricevuto Dio».
Giuseppe Domenico Nigro