Speciale: Le Storie di Bonelli Editore
- Bonelli Editore, Le Storie: anticipazioni e anteprima da “La redenzione del samurai”
- Intervista a Gianmaria Contro, l’uomo dietro Le Storie
- Le Storie #1 – Il Boia di Parigi, il Lato Umano della Morte.
- Le Storie: intervista a Giampiero Casertano
- Le Storie: intervista a Paola Barbato
- Le Storie #2 – La redenzione del samurai di Recchioni e Accardi
- La redenzione del samurai: un nuovo inizio per Roberto Recchioni
- Le Storie di Bonelli Editore, anteprima La Rivolta dei Sepoy di De Nardo, Brindisi
- Le Storie: intervista a Peppe De Nardo, sceneggiatore de “La rivolta dei Sepoy”
- Le Storie: intervista a Bruno Brindisi, ai disegni de “La rivolta dei Sepoy”
> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="214" width="184" alt="Le Storie: intervista a Bruno Brindisi, ai disegni de La rivolta dei Sepoy >> LoSpazioBianco" class="alignright size-medium wp-image-61793" />Nato a Salerno il 3 giugno 1964, il disegnatore Bruno Brindisi pubblica i suoi primi lavori sulla rivista amatoriale “Trumoon” nel 1983. Disegna alcune storie erotiche per Blue Press e per Ediperiodici, poi collabora con le Edizioni Cioè e con la Acme. Esordisce come autore bonelliano nel 1990 per Dylan Dog, con l’episodio n. 51, “Il Male”. Per la Casa editrice Universo, nel 1992, disegna “Billiteri” (testi di Giuseppe De Nardo); nello stesso anno, realizza anche l’episodio di Nick Raider comparso sul primo Almanacco del Giallo (1993), intitolato “Occhio privato”, su testi di Claudio Nizzi, mentre debutta nella serie regolare con l’albo n. 61, “La lunga ombra”, sempre scritto da Nizzi. Nel 2002 firma il sedicesimo Tex Speciale. Nel 2005 realizza il primo numero della collana Brad Barron. Nel 2011 sono le sue matite a inaugurare la collana Color Tex. (Dal sito della Sergio Bonelli Editore)
L’ultima volta che ti abbiamo avuto come gradito ospite sul nostro sito abbiamo parlato dello speciale Tex a colori. Nel frattempo hai realizzato anche il Diabolik 11 [1] e questo volume de Le Storie. Tu saresti un disegnatore di Dylan Dog… e infatti nel frattempo ne è uscito un altro [2] di Dylan da te disegnato. Dal west (“in costume”) all’India coloniale… quale altro momento storico o nuova ambientazione contemporanea (non metropolitana come DD o DK) ti piacerebbe ora affrontare? Tavola 5 (c) SBE Lo hai realizzato contemporaneamente ad altri lavori oppure tutto di seguito? Ritieni che realizzare più lavori diversi contemporaneamente sia un modo di alleggerire lo stress lavorativo? Tavola 43 (c) SBE Hai provato ad utilizzare qualche nuova tecnica differenziando in qualcosa il tratto/ inchiostratura/ utilizzo dei neri? Esiste una guerra perenne fra disegnatori e sceneggiatori. Considerando che conosci lo sceneggiatore del volume personalmente da svariati decenni, questa “confidenza” ti ha dato licenza di forzare un po’ la mano “contro” il volere dello sceneggiatore o sei stato particolarmente rispettoso delle indicazioni? Tavola 44 (c) SBE A chi ti sei ispirato e/o che criteri hai seguito per definire graficamente Jim e Elizabeth? Tavola 86 (c) SBE Ti sei divertito di più nel disegnare la parte del “gioco” sentimentale iniziale o la resa dei conti battagliera finale (nessuna delle due non vale come risposta!)? Hai in previsione/realizzati altri volumi per questa collana? Hai avuto modo di leggere qualche volume della serie Le Storie? Che ne pensi come avventura editoriale? Tavola 98 (c) SBE Etichette associate: Puoi leggere anche: Condividi:
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Buon pomeriggio, miei cari followers! ^^Oggi inizia una nuova settimana e si avvicina ancora di più il mese di Luglio, un mese di fantastiche uscite libresche!
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Seppi del progetto più di due anni fa, me ne parlò Marcheselli durante un pranzo a quattr’occhi, l’idea di partenza lui la chiamò “la storia nel cassetto”, dando per scontato che tutti gli sceneggiatori ne avessero a bizzeffe. Andando a verificare scoprì però che nei cassetti c’era ben poco e quindi passò a commissionarle direttamente lasciando totale libertà. Gli “accoppiamenti” con i disegnatori vengono sempre decisi in redazione, e quindi fui chiamato a partecipare quando ci furono già alcune storie pronte, tra cui quella di Peppe De Nardo, mio vecchio pard. Ovviamente la cosa mi piacque e non ebbi problemi a dire di sì.
Vorrei stare un po’ tranquillo su Dylan, se permetti!
Non saprei, dovrei mettermi a fare calcoli complicati, di sicuro lo studio dell’ambientazione e dei costumi fa “perdere” un bel po’ di tempo, col west è più facile e c’è più materiale. Dell’epoca ci sono solo pochi dagherrotipi, tra l’altro i luoghi e gli avvenimenti sono ben precisi, il quadro è storico, gli eventi reali. Un problema per esempio sono state le divise, con tutta la varietà degli accessori e pur avendo a disposizione qualche film e tutti i libri della Osprey ti assicuro che è un ginepraio, ogni battaglione, ogni corpo, ogni manipolo è diverso dall’altro, io non sono un esperto, mi ha dato una mano il mio amico Marco Napoli che pubblicamente ringrazio, ma sicuramente alla fine qualche grezza l’avrò fatta.
No, ho preferito mollare momentaneamente Dylan per dedicarmi totalmente ai Sepoy, troppe cose da tenere d’occhio, guai a non inchiostrare subito una tavola, troppi riferimenti, c’è il rischio di non ricordarsi più cosa si stava disegnando!
Ho ingrandito leggermente il formato e non ho usato la gabbia fissa a tre strisce, ci sono pochi neri, diciamo che l’ho pensata un po’ alla “francese”.
No, sono stato abbastanza ligio, e del resto non c’era motivo di dissenso, tranne l’uso delle didascalie che io non amo e che spero abbiano un po’ ridimensionato nella revisione finale (che non ho visto).
Guarda, ne ho scelte 5; quelle che mi piacevano di più. Poi, come sempre, quando mi riguardo, trovo da ridire su quasi tutto…
Jim era un problema, già il tipo Indiano ha dei tratti piuttosto europei, veniamo dallo stesso ceppo, e non potendo rendere il colore della pelle ho dovuto più giocare sui dettagli dell’abbigliamento o su occhi e baffi. In più Jim era un indiano biondo! Non mi sono ispirato a nessuno in particolare, maneggiando la documentazione ho fatto un po’ di schizzi finché non è venuta fuori una faccia convincente, stessa cosa per gli altri comprimari. Il padre Richard Donovan invece è vagamente ricalcato sulle fattezze di Sean Bean, su indicazione di Peppe.
Mi hai preso per un regista di fotoromanzi? Comunque disegnare scene di battaglia è troppo faticoso, quindi…la prima!
Per ora no, se frantumiamo ogni record di vendite posso pensarci!
La serie è partita benissimo con due capolavori, un applauso a tutti e quattro gli autori, ora avrà uno sprofondamento qualitativo grazie a me e a Peppe! Spero che si riprenda con i volumi successivi…
Questo articolo fa parte dello speciale Le Storie di Bonelli Editore -
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