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Le stranezze del calcio

Creato il 15 maggio 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

foto-4215 MAGGIO - Come è possibile rallegrarsi quando si perde un ricorso al TAR? Ed è possibile coniugare simpaticamente l’archeologia e il calcio? Sicuramente il Cagliari, la squadra che per tutto l’anno ha fatto sbizzarrire i giornalisti e i calciofili, ci può insegnare qualcosa.

Dopo che il Tribunale Regionale Amministrativo ha respinto il ricorso della società rossoblù relativo all’archiviazione della pratica dello stadio, in viale La Plaia qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo e manifestato uno sfacciato ottimismo. Non si tratta di una strana incongruenza ma di un inaspettato colpo di fortuna perché, se è vero che il Cagliari deve ripresentare, su impulso della società, l’intera documentazione per ottenere il tanto agognato via libera, bisogna sottolineare come la decisione dei giudici permetta ora alla società non solo di riprendere il discorso dal verbale del 25 febbraio 2013 (con cui veniva rilevata la non conformità dell’impianto) ma anche di vedere sanati i presunti abusi edilizi che avrebbero offuscato ancora di più il progetto. Certamente i dubbi rimangono ancora e sono tanti, in quanto entro il 30 giugno si dovrà comunicare alla Lega Serie A in quale stadio si giocheranno le partite casalinghe l’anno prossimo.

A complicare la situazione in questi giorni non sono solamente i rapporti incrinati fra società e amministrazione comunale –  lunedì prossimo ci sarà un nuovo incontro per discutere su un possibile ritorno al “S.Elia” -   e neppure l’indisponibilità dello stadio di Reggio Emilia, considerato il più adatto ma già promesso al Sassuolo in caso di una sua promozione nella massima categoria; ma è la strana scoperta di una tomba antica, protetta dal PPR, a meno di 100 metri dallo stadio quartese, nell’area di Santo Stefano.  La Procura avrebbe così individuato in questo ritrovamento, risalente al periodo romano o praenuragico, un’ennesima violazione legata alla costruzione dell’impianto.

Nel giro di poche ore però c’è stata la colossale smentita: le informazioni raccolte sul territorio e gli studi compiuti dall’archeologo Erico Atzeni nel 1983 (Cagliari preistorica) collocano la sepoltura, individuata come “Sa perda bona”, in viale Colombo – in particolare dietro un distributore di benzina -  ed è in dubbio la sua attuale esistenza, a causa dei lavori di urbanizzazione degli anni ’60 che potrebbero averla cancellata per sempre. Chi ha ragione? E’ possibile che la cartografia allegata al Piano Paesaggistico Regionale -  e usata dall’architetto Alessandro Roggio, incaricato dal PM Enrico Lussu di individuare le irregolarità presenti nell’area – sia errata, a causa di una geolocalizzazione molto approssimativa, ma il mancato accordo  fra il magistrato, il soprintendente ai Beni Archeologici Marco Minoja e l’ex funzionario Donatella Salvi non darebbe conclusione a questa curiosa vicenda.
Ovviamente sul web impazzano i commenti e le parodie: c’è chi darebbe gli arresti domiciliari all’operaio che con il suo bulldozer avrebbe distrutto la tomba, c’è chi invece chiamerebbe Indiana Jones per scoprire questo mistero e chi invece vede tutta la vicenda dello stadio di Quartu come il frutto di un tremendo maleficio.

Insomma, storie di “ordinaria follia” ma ricordiamoci che le vere sfide si giocano con i piedi per terra.

  GIanmarco Cossu


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