AVVISO: questa sul film Le Streghe di Salem non sarà una vera e propria recensione. Sinceramente non ce la faccio e per dire tutto quello che penso ho bisogno di rivolgermi direttamente al "regista" del film, Rob Zombie. Quindi questa sarà una lettera aperta, che sicuramente il signor Zombie non leggerà mai ma, di certo, non mi aspetto il contrario. E tant'è.
Caro Rob, come stai? Io da ieri sera non tanto bene e per questo ho deciso di scriverti. Ho bisogno di parlare direttamente con te, di aprirti il mio cuore, di dirti tutto quello che mi frulla nella zucca. Caro Rob, quanti anni sono passati dall'annuncio di questo tuo film che a sentirti parlare sarebbe stato il più spaventoso da molti anni a questa parte? Te lo dico io: due. Due anni passati a difenderti a spada tratta, due anni passati a ripetere che quel gioiellino de La Casa del Diavolo non poteva essere stato solo una botta di culo. Due anni lunghissimi cercando di passar sopra a quelle marchette che hai spacciato per il reboot di Halloween. Due anni nella speranza che il tuo ritorno, il tuo vero ritorno, sarebbe stato più simile a quello che di buono avevi fatto al tuo esordio. Storie di reietti su reietti, dal loro punto di vista, dalla loro parte. Ho cercato persino di chiudere un occhio sul trailer del tuo ultimo lavoro, di non badare a quel Oren Peli tra i produttori, di concentrarmi su quello che sarebbe stato e non su quello che sembrava che fosse. E adesso, dopo tanto aspettare, te lo posso dire senza tanti pentimenti o patemi d'animo: due anni per questo schifo? Rob Zombie, sei una delusione!
Lo so, con tanta gente impegnata a leccare il tuo culo metal, di queste mie parole te ne farai men che niente, ma non si può rimanere zitti dopo aver visto l'obbrobrio che hai saputo creare, un film che ad essere gentili sarebbe dovuto uscire direttamente per l'home video e che invece è riuscito ad arrivare un po' d'ovunque, persino in Italia, perché noi sì che ce li sappiamo scegliere i film da proiettare sul grande schermo. The Lord of Salem è una schifezza, un obrobrio, ma si limitasse solo a questo non ci sarei rimasto tanto male. Invece è anche un film vecchio e pretenzioso, nonché una martellata sulle palle; una presa per il culo che fans adoranti stanno già spacciando per capolavoro. Non ci si improvvisa scrittori, non ci si improvvisa registi e tu non sei né uno né l'altro ma almeno nei tuoi primi lavori avevi mostrato una sincera passione per l'horror e per il cinema di genere, una certa ironia, l'abilità di posare lo sguardo lì dove nessuno aveva più voglia di guardare. Il Bukowski del cinema di paura, ti avevo soprannominato. E invece mi ritrovo qui, a mettere una croce grossa quanto una casa sul tuo nome. E ci sono rimasto male, perché non ce la meritavamo una cosa del genere. Il cinema non è un posto dove innalzare il proprio spropositato ego.
E' una scena del film, lo giuro!
C'è gente che parla di presa di posizione. Del tentativo di mandare a fanculo il sistema hollywoodiano. C'è gente che dice che tu ti sei liberato da ogni costrizione e hai girato la tua opera più personale. Ma in The Lord of Salem c'è tutto quello che non andava nei tuoi film precedenti, tra il finale di La Casa dei 1000 Corpi, la seconda parte di Halloween - The Beginning e tutto Halloween 2. C'è il tentativo di elevarsi ad autore saccheggiando anni e anni di storia del cinema. Non si tratta di semplici citazioni ma di emulazione mal riuscita, di Lynch e Fulci, di Suspiria, La Setta e La Maschera del Demonio (per non parlare di Kubrick, Polanski e Jodorowsky). Si tratta di definirsi il Russel del cinema horror solo perché infili qualche trip psichedelico e qualche madonna o croce pop anni '80. Eleggersi da solo è inaccettabile, oltre che triste. E tutti quanti a fare la ola, nerd e nostalgici, uniti ad occhi chiusi sull'insensatezza e inutilità del tutto.
Prendere un esercito di attori del passato e cercare di trasformali da mummie in figure inquietanti è inutile se quegli attori non li sai dirigere. Prendere Bruce Davison e trasformarlo in un personaggio insulso non ha senso. Ancora meno ne ha rappresentare l'unico omicidio fuori campo o raccogliere l'immaginario metal e usarlo nel più becero e infantile dei modi. E a questo punto persino le trovate accettabili diventano pura fortuna in un contesto da filmetto di serie Z con velleità autoriali. Dov'è l'ironia? Dove sta il realismo se non nelle inutili sequenze finali?
Il film inizia male che più male non si può, ridicolo e confuso. Poi il culo di Sheri Moon, l'unica cosa espressiva della signora Zombie. Quel culo protagonista che tornerà di tanto in tanto tra un attacco isterico e uno catatonico, tra streghe irritanti (e ridicole) e mostri pelosi in controluce. Per poi passare ad un diavolo nano tentacoloso, a sacerdoti sacrileghi che masturbano i loro dildo rosa (non sto scherzando) e alla stessa Moon che cavalca... un caprone. E mentre guardi tutto questo non sai se ridere, piangere o tentare il suicidio.
Mio caro Rob, è proprio lo stile che manca, perché quando non saccheggi roba altrui sembra di guardare un cazzo di videoclip di qualche tua canzone. E intanto la noia fa da padrona. Non si fa un film lento se non si possiede la tecnica, non si scrive una sceneggiatura se non si sa che storia raccontare (disco maledetto? Guardati Trick or Treat del 1986 e impara) e non si fa il regista se l'unica cosa che ti importa è stupire (senza riuscirci). Altrimenti è come prendersi a padellate in faccia. Mi spiace Rob, hai toppato alla grande, sei indifendibile e offensivo. Per fortuna hai speso solo 1,5 milioni di dollari per fare sta cagata. Ed è pure troppo che registi veri, con meno, fanno sicuramente molto meglio. Addio.
Questa recensione è dedicata alla mia amica Silvia, compagna di visione e delusione.