Mettiamoci un attimo nei panni di questo povero padre di famiglia oristanese che una notte di agosto decide di portare la sua piccola tribù a Torregrande, così, tanto per farsi un giro. Si mette al volante della sua Hyundai Matrix comprata a rate e si inoltra in viale Repubblica non oltrepassando, come prescritto dalla segnaletica, i 50 km/h. Dopo la rotonda eccolo arrivato sul ponte, poi all’altra rotonda, sul rettilineo fino a Torregrande e infine al passaggio pedonale proprio davanti alla pizzeria di fronte alla torre. Il pedone che camminava sul marciapiede di destra fa una virata improvvisa sulle strisce costringendo l’autista a una frenata non eccessivamente brusca perché, ovviamente, andava tra 1 e 2km/h. Proprio mentre l’autista sta per ripartire, un cugino del pedone miracolosamente scampato alla morte fa esattamente come lui e decide di tagliargli la strada. Nuova brusca frenata dopo esattamente 20 centimetri a una velocità di 0,000000001 km/h. Quello guarda male l’autista e urla al pirata della strada. L’autista riparte, percorre 10 centimetri esatti. Sbucato dagli angoli più bui della zona, un terzo pedone, fratello o cugino dei primi due candidati suicidi, riesce finalmente a farsi investire. La folla si ammassa. Una folla di parenti, tutti cugini o fratelli fra di loro. Arriva la polizia. L’autista, protetto dalle forze dell’ordine, evita di misura il linciaggio. Sviene. Arriva l’ambulanza. Ha un infarto al pronto soccorso. Ma presto recupera. La settimana seguente ordina dagli Stati uniti una sorta di rastrelliera metallica che fa montare sulla sua macchina: si tratta del famoso spazza mucche che si metteva un tempo nella parte anteriore della locomotiva dei treni per appunto spazzare le mucche che si fossero fermate sui binari.
Rieccolo a Torregrande fermo davanti ai pedoni che lo guardano con aria di sfida. Questa volta si mostra più sicuro di sé: centimetro dopo centimetro riesce a mettere le gomme anteriori sulle strisce pedonali. I pedoni non demordono e formano una muraglia umana tipo Gerico, poi, vedendo che la Matrix va comunque avanti, optano per la formazione a tartaruga. Niente da fare. La Matrix guadagna terreno. Le gomme posteriori sono alla loro volta sulle strisce pedonali. Arrivano i rinforzi. Non è più una muraglia. È una montagna di fratelli e cugini che cercano disperatamente di fermare la Matrix. Stavolta le cose si mettono male. La macchina sembra non procedere più. E se improvvisamente si rompesse la cinghia di distribuzione? Se rimanesse senza carburante? “Non cedere!” gli dice una vocina. No, non cederà. Mai.
Tre ore dopo, alle 2:45, è dall’altra parte. Giusto in tempo: parcheggia, si asciuga la fronte e da lì si gode lo spettacolo delle stelle cadenti.