Magazine Diario personale

Le svolte impreviste della vita, ma finite bene

Da Giulia Calli @30anni_Giulia

A volte succede che nonostante un frigo pieno, dei giorni di vacanza da passare con persone a cui vuoi bene, il sole, il mare, le gite fuori porta, i ritorni e gli abbracci, alla vita non gliene frega niente se finalmente puoi tirare un sospiro di sollievo e riposare un po'. E di botto ti ritrovi immersa in un'attesa infinita, nella sala di un pronto soccorso, a passare così l'ultima serata coi tuoi genitori, fino a tardi in attesa di notizie di un guerriero che si è fatto per un giorno piccolo e piegato nel suo dolore. Ci hanno fatto compagnia visiva una famiglia gitana andalusa, un vecchietto che sembrava il protagonista del Sorriso Etrusco di Sampedro (chi non lo conosce, lo legga!), il suono delle ambulanze che entravano nel cortile.

Ho dormito forse tre ore più una quarta a fianco a lui e alle sue braccia ventosate, la guancia schiacciata contro il materassino della barella, prima di correre al lavoro. Per fortuna è finito tutto bene, semplicemente un grande spavento e la consapevolezza che questa sarà pure una grande città ma le ambulanze tardano comunque ad arrivare. Ora mi sento di uno stanco atavico, e penso che 10 ore di sonno non me le toglierà nessuno.

amore, attenzione al paziente, sala d'attesa, spaventapasseri

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