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Le tenebre di Longhi

Creato il 30 novembre 2011 da Sogniebisogni
Le tenebre di Longhi
La mort des saisons è un'opera di Matthieu Lavanchy
Ma ciò che andava confusamente balenando era ormai non tanto

il rilievo dei corpi, quanto la forma delle tenebre che li interrompono.
Roberto Longhi

Un’altra settimana va. Gli orfani di Fesso d’Arcore a destra e sinistra si arrabattano per mare ed aria a cercare un surrogato da detestarsi professionalmente che sia Goldman Sachs o il governo Monti, che poi come si sa sono la stessa cosa, quasi come la Padania e il Grana Padano, che se invece fosse stato il Pecorino avrebbe imbarazzato non poco l’elettorato leghista.
Forse è merito della dipartita del compianto Nanarca (ah quanto si stava mejo quanno se stava peggio!) o di questo strano novembre, il più caldo e assolato degli ultimi decenni secondo i bollettini dell’apocalisse diffusi dai principali quotidiani, ma ancora non sono caduto in completo stato depressivo: il depressometro si mantiene sotto le medie del periodo, nonostante l’evidente carenza di buon gusto e ragionevolezza che attanaglia l’ambiente naturale dove mi tocca in sorte di vivere.
I lavori alla Stazione Tiburtina sono finiti e non vedo l’ora di entrare nell’edificio per vedere il risultato. Come ogni lavoro in corso sembra eterno finché dura e non si riesce a valutarne la riuscita che dopo molti mesi. Forse un po’ come la vita e la politica. Se ne è valsa la pena lo sapremo solo alla fine. Un’amica mi fa leggere alcune frasi di Longhi riferite a Caravaggio: «Ma ciò che andava confusamente balenando era ormai non tanto il rilievo dei corpi, quanto la forma delle tenebre che li compongono». Anche noi forse dobbiamo imitare il pittore, concentrarci sulle tenebre che tendono col il loro caos informe a far emergere una struttura. È solo questione di saperla visualizzare. La visione potrebbe salvarci.



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