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Le verità nascoste del fallimento Epolis

Creato il 11 luglio 2014 da Alessandro Zorco @alessandrozorco

Guardando il video della manifestazione che i colleghi giornalisti precari hanno tenuto nei giorni scorsi nella sede romana della Federazione Nazionale della Stampa Italiana mi ha molto colpito il durissimo diverbio tra il segretario nazionale della Fnsi Franco Siddi e l’ex collega Ciro Pellegrino, uno dei componenti del comitato di redazione di Epolis all’epoca del fallimento della società. Durante il diverbio Siddi ha accusato senza mezzi termini Ciro Pellegrino di essere “un complice” riferendosi alle vicende che hanno portato al crac del quotidiano free fondato nel 2004 da Nicola Grauso. Fallimento che, ricordiamolo per i distratti, ha messo sulla strada circa duecento persone tra giornalisti, poligrafici, amministrativi e pubblicitari e ha causato una voragine di circa 130 milioni di euro tra la stessa società Epolis e la controllata Publi Epolis.

Nel silenzio generale, squarciato per qualche giorno dalle immancabili dichiarazioni di solidarietà della politica e dall’allarme per l’ennesimo vulnus al pluralismo dell’informazione in tutta Italia (visto che la società editava ben 18 testate in altrettante città italiane), Epolis è morto dopo una lunga agonia nel gennaio 2011, lasciando sul campo parecchia rabbia e disperazione.

Oggi, dalle cronache degli altri giornali, sappiamo che l’indagine per bancarotta fraudolenta avviata dalla Guardia di Finanza di Cagliari conta addirittura 20 indagati e che alcune persone, tra cui l’ex editore Alberto Rigotti, sono state arrestate e poi rimesse in libertà con l’accusa di aver gestito allegramente il patrimonio finanziario della società proprio nel periodo in cui ai dipendenti venivano chiesti notevoli sacrifici (vedi ritardi anche di tre mesi nel pagamento degli stipendi).

Ma se da un editore ci si può anche aspettare una mancanza di correttezza verso i lavoratori, lo stesso non dovrebbe mai avvenire da parte di quei colleghi che dai lavoratori hanno ricevuto l’incarico di trattare con l’editore (e ovviamente ci auguriamo che ciò non sia accaduto!).

In un precedente articolo indirizzato proprio all’editore Rigotti nei giorni del suo arresto (leggi il post) scrivevo che, con il suo comportamento, aveva rotto un patto di fiducia con i suoi lavoratori. Bè, è naturale che quel patto di fiducia debba essere ancora più forte tra i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali.

Ombre su Epolis

Ecco perché quella frase rivolta da Franco Siddi al collega Ciro Pellegrino (che si riporta nel sottostante video) ha gettato un’ulteriore ombra su quel periodo, a cavallo tra il 2010 e il 2011, che è stato devastante per tutti noi ex lavoratori di Epolis e per le nostre famiglie.

Nel suo profilo facebook, Ciro Pellegrino ha replicato immediatamente all’accusa del segretario Fnsi e ha scritto:

il signor segretario mi ha detto testualmente «sei stato uno dei complici» riferendosi al fallimento Epolis. Per quella vicenda ci sono due inchieste, indagati e arrestati. Cosa voleva dire il segretario FNSI al giornalista manifestante ? Forse sono colpevole di bancarotta fraudolenta, distrazione di fondi? Interessante calunnia”.

E allora è necessario che adesso Franco Siddi chiarisca pubblicamente cosa voleva significare con la frase: “su Epolis sei un complice.

Forse voleva significare che non è stato fatto tutto il possibile per evitare il fallimento? Forse voleva dire qualcos’altro? Forse l’ex cdr di Epolis e il sindacato sanno qualcosa che noi lavoratori non sappiamo? Ci sono verità che sono state nascoste ai lavoratori a proposito del fallimento dei 18 giornali Epolis?

Da ex lavoratore di Epolis gradirei dal segretario Siddi una risposta chiara a queste domande.

Epolis Il Sardegna rosso

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