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Le virtù degli oggetti: fisiche e sociali

Creato il 03 aprile 2015 da Media Inaf
Steven Connor, Effetti personali, Raffaello Cortina.

Steven Connor, Effetti personali, Raffaello Cortina.

E ora andatelo a spiegare ai cacciatori di esopianeti che se c’è vita intelligente, in qualche regione sperduta dell’Universo che abitiamo, questa è a forma di borsetta. Impazziranno definitivamente quelle donne che per una borsa griffata sarebbero disposte a qualsiasi cosa. E con loro gli ometti metrosexual che, nella Milano della moda, girano zavorrati da borsoni sformati come supermodelli compassati.

Parola di Steven Connor, docente di lingua e letteratura alla Cambridge University, autore di numerosi volumi e ospite fisso di prestigiose trasmissioni radiofoniche e televisive, in libreria con il suo Effetti personali. Vite curiose di oggetti quotidiani, edito per i tipi di Raffaello Cortina (traduzione di Andrea Pinotti, pagg. 290, € 19,00). Se doveste sbarcare sulla Terra da una galassia lontana lontana, quale sarebbe infatti la cosa che vi colpirebbe di più di un essere umano se messo a confronto con le altre specie che abitano il magnifico posto che chiamiamo casa?

Ma le borse, no? L’uomo è unico nel suo genere non per la sua evidente proprietà di linguaggio. Né per la sua capacità di emozionarsi, ridere, ricordare. Men che meno per la sua velleità di utilizzare strumenti per compiere azioni. E ancora no, non per una qualsiasi delle tradizionali prerogative di cui gli uomini fanno sfoggio per sentirsi belli di fronte alle altre creature della Natura.

La borse, la pochette, lo zaino, la tracolla. O più virilmente: le tasche delle braghe. Se c’è una cosa che ci rende uomini è il nostro innato bisogno, che apparentemente non condividiamo davvero con nessun’altra forma di vita, di portarci appresso delle cose. Homo ferens, chiosa Connor: «Se ci piacciono i cani da riporto o da penna, è perché in fondo siamo come loro: devotamente interessati al trasporto di cose».

È buffa questa descrizione della civiltà via pelletteria che ci offre Connor, ma dannatamente reale. Bottoni, pettini, occhiali, fazzoletti, chiavi, elastici e nastri adesivi abitano la nostra vita, riempiono le nostre tasche, risolvono problemi e creano situazioni imbarazzanti. Le borse, se volete, sono gli oggetti per eccellenza: contenitori mobili di effetti personali.

E dietro quello che siamo abituati a considerare stupido ciarpame inanimato si nascondono avvincenti storie di scienza e tecnologia. Le pile, energia prêt-à-porter. Gli occhiali, ottica e astronomia. Il pettine, aerodinamica: sì perché la funzione primaria del pettine è raggruppare e selezionare, creare cioè un flusso laminare, in termini fisici la disposizione ordinata e parallela di strati in un fluido. Su un profilo d’ala il flusso laminare genera portanza e permette a un aereo di volare. Ne segue, dunque, che la turbolenza altro non è che una corrente “spettinata”.

Connor accompagna il lettore in una divertente e ingegnosa esplorazione dei nostri rapporti con le cose quotidiane. Oggetti che, nella loro mondana ovvietà, possiedono una qualità magica: turbano, seducono, ci tranquillizzano. Prendetevi un minuto di tempo e pensateci su, mentre giocherellate con un elastico fra le dita – secondo Connor l’oggetto che più di tutti spinge l’uomo alla contemplazione.

Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga


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