Sempre la solita storia: dibattito sugli aborti clandestini, allarme sulla salute delle donne, depenalizzazione dell’aborto procurato. E’ un percorso verificatosi pressoché ovunque nel mondo occidentale e che oggi ha portato l’Uruguay ad essere il primo Paese del Sudamerica a legalizzare l’aborto.
Ora, delle tante considerazioni che si potrebbero svolgere, credo sia importante, per farsi un’idea, focalizzarsi su alcuni dati di fatto. Tre su tutti. Anzitutto la mortalità materna: in Uruguay non solo non c’era alcun allarme, anzi si registravano – senz’alcuna legalizzazione dell’aborto – costanti miglioramenti: questa, infatti, che nel 1990 era di 39 decessi ogni 100.000 nati vivi, nel 2010 è risultata calata a 29 decessi materni.
Punto secondo: depenalizzare l’aborto non aiuta la salute delle donne. A supporto di questo fatto si potrebbero citare numerosi e differenti casi – da Cuba agli Stati Uniti – nei quali negli ultimi anni, con l’aborto legale, la mortalità materna è cresciuta, ma il massimo riscontro arriva da un recente studio che ha definitivamente dimostrato come il divieto di aborto non sia associato alla mortalità materna, men che meno ad un suo peggioramento. Viceversa, e siamo al terzo punto, si sa da altre ricerche, tra le quali una condotta studiando le cartelle cliniche di quasi mezzo milione di donne in Danimarca, che a fronte di un aborto indotto si registrano tassi di mortalità materna più elevati.
Morale: credendo che la legalizzazione dell’aborto procurato possa migliorare le cose, anche in Uruguay si sono fatti fregare dalle balle abortiste. Sempre le solite, oltretutto.