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Legambiente presenta la mappa del rischio climatico in Italia, tra allagamenti, esondazioni e trombe d’aria

Creato il 03 dicembre 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

La mappa del rischio di Legambiente raccoglie e elabora informazioni sugli impatti degli eventi climatici nei confronti di aree urbane, infrastrutture, beni storici. Sono stati presi in considerazione, in questa prima elaborazione, episodi avvenuti dal 2010 ad oggi, per cominciare a creare una prima carta della geografia del rischio del nostro Paese. Obiettivo della mappa, elaborata da Legambiente, è di capire dove e come i fenomeni si ripetono con maggiore frequenza e analizzare gli impatti provocati, in modo da evidenziare laddove possibile il rapporto tra accelerazione dei processi climatici e problematiche legate a fattori insediativi o infrastrutturali nel territorio italiano. Il rapporto di Legambiente.

La mappa del rischio climatico in Italia elaborata da Legambiente (planningclimatechange.org/atlanteclimatico)

La mappa del rischio climatico in Italia (planningclimatechange.org/atlanteclimatico)

Legambiente: La mappa del rischio climatico nelle città italiane. Centotrentotto morti e numerosi feriti, 30 casi di allagamenti da piogge intense, 32 casi di danni alle infrastrutture con 29 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 8 casi di danni al patrimonio storico, 20 danneggiamenti per trombe d’aria, 25 eventi causati da esondazioni fluviali per 112 gravi fenomeni meteorologici che dal 2010 a oggi hanno provocato pesanti danni al territorio urbano italiano. Legambiente, in concomitanza con la COP 20, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Lima, presenta la mappa del rischio climatico nelle città italiane, con l’obiettivo di capire dove e come – spiega l’organizzazione ambientalista – l’intensità e l’andamento delle piogge, gli episodi di trombe d’aria e delle ondate di calore, che stanno assumendo caratteri nuovi e in aumento aumentare a causa dei cambiamenti climatici, hanno provocato impatti significativi nel Paese focalizzando l’attenzione sulle città.

La necessità di nuovi modello di intervento nei centri urbani. Secondo Legambiente abbiamo bisogno di nuovi modelli di intervento, in particolare per i centri urbani, per affrontare fenomeni di questa portata. “Proprio le aree urbane sono in Italia quelle a maggior rischio e per questo si deve arrivare quanto prima ad approvare dei veri e propri Piani Clima per affrontare le emergenze e fissare le strategie di adattamento dei quartieri. – afferma il vice presidente di Legambiente, Edoardo Zanchini -. Del resto un Paese dove l’81,2 % dei comuni è in aree a rischio e con quasi 6 milioni di persone che abitano in zone a forte rischio idrogeologico, occorrono risposte nuove, urgenti e integrate. Le ragioni appaiono scontate, non ultime quelle economiche, con 61,5 miliardi di euro spesi tra il 1944 ed il 2012 solo per i danni provocati dagli eventi estremi”.

Se in campo europeo è stato approvato un documento generale, nessuna decisione sul piano nazionale. “Il governo italiano non ha ancora una politica per affrontare il rischio climatico - aggiunge Zanchini -, da pochi giorni e in ritardo rispetto a quanto previsto dalla Commissione Europea, è stato approvato un documento di obiettivi generali con la strategia nazionale di adattamento al clima mentre ancora nulla si sta muovendo per arrivare all’approvazione del piano nazionale, ossia lo strumento che dovrebbe finalmente permettere di passare dagli obiettivi generali agli interventi concreti utilizzando anche la spesa dei fondi europei da parte delle Regioni che, ricordiamolo, nella programmazione 2014-2020 sono rilevanti per questo tipo di interventi, ma che rischiano, in assenza di chiari obiettivi e di una attenta regia di rimanere inutilizzati”.

L’obiettivo della mappa del rischio. La mappa del rischio climatico di Legambiente è nata con l’obiettivo di raccogliere attraverso uno strumento interattivo e periodicamente aggiornato le informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici dal 2010 ad oggi, con particolare attenzione alle città. Nella mappatura, ad ogni episodio sono associate informazioni che riguardano sia i danni che riferimenti e materiali riferiti a episodi precedenti già avvenuti nel comune, in modo di contribuire a chiarire i caratteri e l’entità degli impatti provocati, individuare le aree a maggior rischio, registrare dove e come i fenomeni si ripetono con maggiore frequenza.

I dati della mappa del rischio climatico. Tra le informazioni registrate nella Mappa, si trovano tutti i fenomeni recenti descritti con i relativi danni e le vittime; gli 80 comuni dove si sono registrati in questi anni gli impatti maggiori, suddivisi secondo categorie principali (allagamenti, frane, esondazioni, danni alle infrastrutture, al patrimonio storico, provocati da trombe d’aria o da temperature estreme); i luoghi dove questi fenomeni si sono verificati più di una volta e tutte le informazioni reperibili al riguardo, con l’obiettivo di riuscire a leggerle in maniera integrata e provare a comprendere le possibili cause antropiche, le scelte insediative o i fenomeni di abusivismo edilizio che ne hanno aggravato gli impatti, per arrivare a individuare le aree a maggiore rischio per i cambiamenti climatici. Non mancano i dati relativi agli stop a metropolitane e treni urbani nelle principali città italiane: 10 giorni a Roma, 9 giorni a Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli, 5 a Torino, con conseguenze sul traffico urbano e la vita delle persone. Registrati sulla Mappa anche i giorni di black out elettrici: 38 dovuti al maltempo, avvenuti dal Nord al Sud del Paese e con una sequenza costante (7 nel 2014, 7 nel 2013, 10 nel 2012, 6 nel 2011 e 8 nel 2010).


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