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Leggere è come posare una mano nel buco nero di un vaso

Creato il 20 settembre 2010 da Andreapomella

Leggere è come posare una mano nel buco nero di un vasoHo recuperato dalla vecchia libreria di un’altra casa di un’altra vita un racconto di Jorge Amado, La doppia morte di Quincas l’acquaiolo. Lo lessi tanto tempo fa, all’epoca di un passaggio necessario per ogni lettore che si rispetti, l’età delle grandi letture latinoamericane. La storia della vita e della morte di Joaquim Soares da Cunha, ligio funzionario delle Imposte Dirette che un bel giorno decide di mollare lavoro e famiglia e di trasformarsi in Quincas l’Acquaiolo, gran puttaniere e bevitore, è un racconto epico e scanzonato animato da una girandola di personaggi rumorosi, festanti e filosofi, immersi dentro fiumi di Cachaça, che vegliano la salma del re dei vagabondi di Bahia. L’ho riletto a distanza di anni, a cavallo di una notte, cominciando di sera e concludendo in mezzo all’alba più malinconica dell’anno. Qual è il motivo ultimo per cui si ri-leggono i libri? Per desiderio, per nostalgia, perché leggere è come posare una mano nel buco nero di un vaso? Credo, più semplicemente, perché i libri, come tutte le cose della nostra vita, si dimenticano. E noi non possiamo sopportare di dimenticare le cose che abbiamo amato.


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