Ruggero Guarini sul sito del Il Tempo, pubblica un interessante excursus storico sulla legislazione borbonica in tema di omosessualità.
Riportiamo alcuni passi senza ulteriore commento.
le leggi sull'omosessualità vigenti nel Regno delle Due Sicilie erano le più illuminate dell'Italia pre-unitaria. Erano così illuminate che nel codice penale di quel Regno di omosessuali e omosessualità non si faceva nemmeno parola. Dei reati sessuali (stupro, sevizie, ratto, violenza su minori, oltraggio al pudore e simili) quel codice infatti si occupava prescindendo del tutto dal sesso dei soggetti. Si presupponeva, quindi, che l'appartenenza del colpevole di un reato sessuale allo stesso sesso della sua vittima fosse, dal punto di vista penale, un particolare del tutto irrilevante. In quel regno reazionario e bacchettone i rapporti sessuali fra persone dello stesso sesso non erano insomma proibiti. E poiché tutto ciò che non è espressamente proibito è implicitamente permesso, ne consegue che quei rapporti erano considerati assolutamente normali e leciti. Tutt'altra aria tirava in Piemonte e in Sardegna. Nel codice penale dell'illuminato Regno di Sardegna l'omosessualità era considerata un crimine in quanto tale. Un suo articolo – il 425 – puniva gli atti omosessuali su querela di parte o in caso di pubblico scandalo. È perciò legittimo supporre che quando nacque l'Italia Una, e con essa l'esigenza di imporre il codice sabaudo in tutto il territorio nazionale, tutti gli omosessuali, noti o velati, del nostro Mezzogiorno dovettero temere che per loro il Risorgimento fosse stato una fregatura. Quel timore però durò poco. Giacché il trapianto di quell'articolo riuscì dappertutto fuorché nell'ex Regno delle due Sicilie. Al momento di promulgarvi il «nuovo» codice esso fu infatti abrogato. Evidentemente sembrò incompatibile coi costumi delle popolazioni meridionali, avvezze da secoli a considerare l'omoerotia un elemento quasi naturale della vita quotidiana. E così si giunse a questo paradosso: la pratica omosessuale fra adulti consenzienti era un crimine a Torino ma non a Napoli, a Milano ma non a Bari, a Bologna ma non a Cosenza, a Cagliari ma non a Palermo. Insomma soltanto nel nostro arretratissimo Sud, comprese le sue campagne, presumibilmente care, come ai tempi Virgilio, ai Coridoni e agli Alexi, potevano coltivare i loro gusti erotici senza nessun timore di denunce, condanne e arresti. (iltempo.it)
E questo un ulteriore elemento di valutazione storica per chi intende col termine "borbonico" qualcosa di deteriore e retrogrado.
Per inciso ricordiamo, ad avvalorare proprio questa forma mentis, che al sud vi sono due governatori di regione omosessuali. E c'è ancora chi sostiene l'arretratezza mentale delle ex colonie ella magna grecia...