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"Lei" e i viaggi della speranza

Creato il 16 febbraio 2015 da Fredy73 @FedericaRossi5

Da qualche tempo mi capita di andare spesso a Napoli. Almeno un paio di volte a settimana. È una città che amo particolarmente. Ci ho vissuto durante i miei anni universitari. Vi ho conosciuto A che è di questa città. Ho respirato il suo profumo internazionale, la sua multiculturalità, il suo bisogno di essere quartiere e capitale, la sua indecifrabile essenza fatta di apertura e provincialismo.
Erano altri tempi. Anni spensierati. Forse felici.
Ora ci sto andando per questioni lavorative, col fardello, pesantissimo, del mio vissuto degli ultimi tre anni.
Tante cose sono cambiate, ma non lei.
"Lei" è un treno. "Lei" ha conquistato il primato di "treno-lumaca" d'Italia in un rapporto Pendolaria (Legambiente) di qualche anno fa. "Lei" è irrimediabilmente femmina e per noi beneventani è e resterà la "Valle Caudina". È una puttana civettuola che, cambiando magnacci e clienti, con vezzo malandrino sa restare fedele solo al nome che si è scelta. O - chissà! - a quello che usa con noi.
"Lei", in fondo, non è neanche un treno vero e proprio. È più una diligenza, con qualche reminiscenza del carro bestiame.
Ci impiega quasi due ore per percorrere 80 km. Perchè ama sculettare piano per le rotaie, fermandosi ad ogni paesucolo o contrada solo per farsi ammirare. Ma sa movimentare un viaggio come pochi. Ogni tanto, per puro capriccio, si ferma in una stazione a caso, aspetta la sua gemella dall'altra direzione e insieme si divertono a scambiarsi i passeggeri. Poi, finito il trasbordo, torna indietro. Quel giorno, evidentemente, non le va di arrivare fino al capolinea. Qualche maligno vi dirà che è pigra, perché una volta ha deciso di fermarsi a una stazione non programmata. Qualcuno, addirittura, ricorda quando lo lasciò lì sui binari, a un passo da Napoli, inventandosi la scusa di un guasto. Eh, le malelingue! Fanno a gara a raccontare chi ha impiegato più ore per tornare a casa, come i pescatori con le dimensioni delle loro prede.
Ma "Lei" non se ne cura e va avanti per la sua strada.
È snob. Non le piace mischiarsi con gli altri treni. E per questo a Napoli, le hanno riservato ben tre binari. Isolati, silenziosi e lontani dagli sguardi indiscreti. Distanti dalla banchina degli altri treni almeno mezzo chilometro.
Non ama portare grandi carichi. Per questo lo spazio per le valigie è poco e limitato. Essendo un po' superba, si è messa al passo con gli aerei delle compagnie low-cost: Vietato, quindi, portarsi un bagaglio superiore alla cabin bag. Se, oltre a quello, hai anche la borsa e un cappotto, puoi sempre ospitarli in grembo, come un neonato.
Non c'è verso di scalfirla in alcun modo. "Lei" non si perde d'animo. È perentoria e caparbia. Se una porta non funziona, bastano una tavola di legno e un paio di chiodi ed è subito pronta per partire, se le va. Se il riscaldamento non funziona o, al contrario, cuoce a fuoco moderato gli incauti passeggeri, sono cavoli loro! Non parliamo della puzza, perché di aprire i finestrini neanche se ne parla. Sono sigillati. E i sedili, quando va bene, sono ad angolo retto che neanche col tecnigrafo si riuscirebbe a farli così precisi. Da vera maîtresse, i suoi sedili sono anche così vicini a quelli frontali che è impossibile non socializzare, giocando al gioco delle gambe incrociate, incastrate, alternate. I controllori non si azzardano a passare per le tre carrozze che la compongono. "Lei" non ha bisogno di controlli. È una vecchia marpiona e conosce tutti i passeggeri, anzi chiama per nome ogni pendolare, perché sono sempre gli stessi. D'altra parte "Lei" detiene il monopolio del collegamento su ferro tra Benevento e Napoli e può fare quel cazzo che le pare. Ad esempio, da tre anni, ha preso il puntiglio di volersi fermare almeno un giorno a settimana. E, come Dio, ha scelto la domenica per riposarsi. E chi deve andare o tornare da Napoli? "Si fotta!", giurano di averle sentito dire. È femmina, ma non ho mai detto che sia anche una signora. Eppure sa essere anche generosa. La maggior parte delle volte, nell'ultimo tratto, quello statale, si ferma alla stazione di Cancello e lascia passare un treno prima di lei. Poi un altro. Poi un altro ancora. E andrebbe avanti così anche per ore, soprattutto se per qualche sciopero occupano i binari e deviano le altre tratte sulle sue rotaie. Non sopporta i manifestanti e fa di tutto per rovinare loro la protesta.
Se la vuoi, devi prenderla così com'è, accettando la sua natura. È capricciosa e può decidere di annullare una corsa senza preavviso. È femmina e trova elegante arrivare sempre (e dico sempre) con un quarto d'ora di ritardo. È navigata e se ne sbatte delle tue lagnanze se la pulizia è un optional e la toilette (quando c'è) ha l'ebola.
È la Valle Caudina e ha qualcosa di magico e misterioso: Racconta una storia ancestrale e primigenia fatta di generazioni e tradizione.
In fondo, non ti dispiace poi tanto far parte di questa storia. Soprattutto quando realizzi di essere seduto lì dove un tempo sedeva tuo padre e, prima ancora, il padre di tuo padre. No, non metaforicamente. Proprio sullo stesso sedile. Nel medesimo vagone. In quello stesso ventre di un treno-matrigna che ami odiare, ma di cui, tuo malgrado, non puoi fare a meno.Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.

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