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Leone. Terzo appuntamento.

Creato il 03 dicembre 2012 da Ilbicchierediverso

Leone. Terzo appuntamento.

 

Finalmente è arrivato il freddo.
Ci si può appesantire di tweed, cappelli, sciarpe. Mangiare un po’ di più e gustarsi il piacere del cioccolato.
Quest’ultimo diventa protagonista dell’ultima puntata che dedichiamo a Leone, che dal 1857 vizia il nostro gusto.
Insieme alla sua dolcezza (e a tutta la ricerca condotta da Guido Monero, Presidente dell’azienda, uno dei più riconosciuti esperti in fatto di tradizione cioccolatiera piemontese che ha voluto avverare il suo sogno di sempre quello realizzare un cioccolato che seguisse a regola d’arte le antiche regole dei maestri cioccolatieri) concluderemo questo nostro trittico di approfondimento sull’azienda piemontese e il suo amore per la qualità. Torneremo tra qualche tempo con un excursus sull’assenzio e il loro assenzio.
Intanto immergiamo le dita in questa ultima puntata!

Leone. Terzo appuntamento.

 

Le specialità al cioccolato di Pastiglie Leone sono una dichiarazione d’amore, perché hanno il profumo unico delle cose fatte bene, il gusto speciale di ingredienti selezionati con cura, il sapore inconfondibile di una lavorazione d’altri tempi. Un inno all’artigianalità, un elogio alla passione che prosegue una tradizione di dolcezza che dura da 150 anni. Ci sono voluti anni, impegno e un’appassionante ricerca in tutta Europa, per recuperare le macchine originali che all’inizio del secolo producevano il cioccolato a Torino.  Queste macchine, con le loro conche piane, hanno ripreso a produrre come tanti anni fa, tavolette, barrette e cioccolatini. La tostatura delle fave di cacao, il lento lavoro delle conche piane, il latte fresco di mungitura piemontese, la selezione di cacao eccellenti, di pistacchi e nocciole delle migliori qualità al mondo a cui si aggiunge un ingrediente speciale: le mani esperte e il lavoro artigiano di cioccolatai innamorati del loro mestiere.
Lontano dalle moderne logiche di produzione, per cui spesso per comodità si parte dalle masse di cacao già lavorate, nella Fabbrica di Cioccolato Leone si segue un processo produttivo di tipo artigianale e per questo rivoluzionario, perché Pastiglie Leone fa “in casa” tutto, partendo dalla torrefazione. Attraverso l’utilizzo di un tostino ad aria calda (e non a fuoco diretto per non rischiare di bruciare il prodotto) le fave di cacao vengono tostate, assumendo così definitivamente le note aromatiche. Il seme sbucciato e successivamente frantumato, viene poi miscelato nei mescolatori con rulli in pietra di granito. Leone ha scelto di non utilizzare mulini a sfere di metallo, ma la conca piana in pietra in porfido, per non stressare eccessivamente il prodotto, ovviando anche al problema di rischio di perdita di metalli. E proprio il concaggio in conca piana è un’altra assoluta novità per il comparto di riferimento. La conca piana, infatti, che ripete lo stesso movimento degli Aztechi, inventori del cibo degli dei, per oltre 60 ore, fa sì che l’attrito, il calore, l’aria ed il tempo eliminino l’acidità e i tannini, senza alcuna perdita della componente aromatica, Questo tipo di concaggio permette inoltre di evitare il processo di potassatura, ossia l’iniezione di bicarbonato di potassio sciolto in acqua, altrimenti necessario per eliminare l’acidità.

Leone. Terzo appuntamento.

Il risultato è un cioccolato d’altri tempi, modellato nelle più svariate forme, dando libero sfogo alla creatività. Nascono così le Tavolette fondenti (74% e 64%) e quelle al latte, con latte fresco di mungitura piemontese, grande novità nel campo dell’industria cioccolatiera, nella versione 44% per veri intenditori. E poi ci sono le Barrette, che riscoprono i gusti della sicilianità e della torinesità più autentica. I pistacchi tostati interi sono quelli di Bronte e le nocciole quelle delle Langhe.
Non potevano mancare le Pastiglie di cioccolato, trait d’union tra il vecchio e il nuovo, timone del passaggio nello stabilimento di Collegno, specialità per i nostalgici e gli sperimentatori, nelle varianti fondente e latte.
E ancora, i Lingottini, cioccolatini da gustare prima con gli occhi e poi con il palato, nei gusti classici e ripieni. Immancabile il Gianduioso, sfizioso e divertente tubo di crema al gianduia, da spruzzare sul pane o da accompagnare con le ricette più dolci.
Inoltre, per chi non rinuncia ad un momento di piacere, con un occhio attento alla linea, c’è il cioccolato senza zuccheri Leonsnella: rispetta la salute dei denti e può essere consumato anche dai diabetici, perché dolcificato con il maltitolo, edulcorante di origine naturale.

Leone. Terzo appuntamento.

 

Ultima arrivata in casa Leone è MiraFlores: tavolette di cioccolato fondente tempestate da una miriade di cristalli di zucchero profumati alla rosa e alla viola, una sorpresa che incanta il palato in un’esplosione fiorita di freschezza.
MiraFlores è un omaggio ai giardini fioriti del Castello ormai perduto di Mirafiori che l’innamorato Carlo Emanuele I di Savoia donò alla sua novella sposa Caterina Micaela d’Asburgo.
Grazie alla principessa spagnola, che portò con sé le preziose fave di cacao giunte dall’America sulle navi di Cortez, il cioccolato è arrivato in Piemonte più di 400 anni fa. Lo stesso cioccolato che oggi Leone lavora con cura e sapienza, dalla tostatura ad aria calda delle fave di cacao fino al lungo affinaggio in conche piane di pietra di oltre 60 ore, il tutto nel rispetto della vera tradizione manifatturiera della bevanda degli dei.

 

Leone. Terzo appuntamento.

In conclusione vi invitiamo a scoprire il cioccolato grezzo alla pietra e la cioccolata di Madama reale, con cui fare fumanti tazze che vi trasporteranno indietro nel tempo, in un’epoca di sapori autentici, italiani, che sapevano di lavoro, gioia e passione.

Buona scelta
IBD
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